Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, disposti in ordine cronologico.
"Quanto accaduto stamattina a Brindisi, ove è scoppiato un cassonetto nel quale un imbecille - ora assassino- avrebbe posto tre bombole di gas, non ha alcuna giustificazione perchè mai, dico mai, deve essere messa a rischio una vita umana, meno che mai di giovani studenti. Gli inquirenti scoveranno i responsabili del gesto criminale ma la classe politica non può limitarsi a sterili affermazioni di partecipazione al lutto ed al dolore di chi è rimasto coinvolto. Deve trarre un sano insegnamento per essere d'esempio sul piano della moralità e della lealtà perchè non sia dato ad alcuno la possibilità di soffiare sulle difficoltà dei cittadini. Le campagne elettorali non possono durare in eterno! La gente è stanca delle diatribe e delle ruberie. Tutti siamo chiamati ad essere d'esempio ai nostri giovani perchè la delinquenza comune, o peggio ancora, il terrorismo, non trovi terreno fertile nella vita pubblica."
Mimmo Magistro
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SCANDALI, POLITICA E SPORT: Mimmo Magistro, Presidente dell'Associazione Maglia Biancorossa fa appello all'orgoglio dei cittadini. Clicca qui per leggere l'articolo dal titolo... MAGISTRO: "EMILIANO E VENDOLA ORA PENSINO A GOVERNARE"
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Il Presidente Nazionale de "i Socialdemocratici- Federalisti per l'Euromediterraneo” (iSD), Mimmo Magistro, (movimento al quale lo scorso dicembre hanno aderito 28 dei 31 componenti la Direzione Nazionale del PSDI) ha dichiarato:
“Saremo domenica a Firenze per far sentire alta e forte anche la nostra voce. Sul tema dei finanziamenti pubblici Bersani, Alfano e Casini sembrano venire da un altro mondo, mentre Di Pietro non chiarisce perché i contributi - lui che vuole eliminarli- li ha messo in saccoccia. Tutti cadono dalle nuvole dinanzi agli scandali della Lega e della Margherita. Pochi ricordano che a dicembre 2005, nelle mille proroghe, due commi nascosti, sancirono , per legge, che i segretari dei partiti non hanno alcuna responsabilità (se non per dolo) sui loro bilanci e, soprattutto, che i debiti del passato venivano addebitati ai nuovi partiti con un meccanismo truffaldino da applausi a scena aperta. Insomma,mentre centinaia di aziende e migliaia di esercizi commerciali chiudono, gli italiani aspettano di sapere quanto verranno a costare alle loro famiglie le “impressionanti” misure sulle pensioni, sulle tasse alla prima casa, sulla patrimoniale, sull'aumento dell'IVA e delle accise, sull'obbligo dei piccoli pagamenti tramite banca (con relative commissioni). I Senatori della (nostra) Repubblica hanno eroicamente deciso di togliere il vitalizio ai loro successori mantenedendoli, invece, per se stessi e per chi li ha preceduti, anche se godono di altre pensioni ed altri redditi. Privilegi che hanno voluto mantenere alla Camera i Presidenti di quel ramo del Parlamento. Resta così “blindata” una casta di circa quattromila persone, tra gli ex senatori e quelli oggi in carica, che costa all'erario più di 200 milioni, di cui solo 18 coperti da contributi versati. Una scelta fatta, si dice, per non violare “diritti acquisiti, garantiti dalla Costituzione”. Una Costituzione che, evidentemente, “lor signori” non conoscono, perché la nostra Carta fondamentale esclude (art. 3) tutti i privilegi e dice solo (art. 51) che “chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il posto di lavoro” e che (art. 69) “I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge” punto e basta. Peraltro, nel momento in cui si parla di riduzione dei costi dei deputati, occorrerebbe trovare il coraggio di metter mano a quel retaggio feudale che sono i senatori a vita, ognuno dei quali si porta dietro vita natural durante una serie di benefici che costano al contribuente non meno di 7/800.000,00 euro ciascuno l'anno tra vitalizi, auto, autista, scorta , spese per uffici e segretaria I Socialdemocratici Federalisti per l'Euromediterraneo(iSD), movimento nato per aggregare tutti coloro che, sparsi in diverse formazioni politiche, si richiamano alla nobile e disinteressata idealità di Giuseppe Saragat, padre costituente tra i più insigni della nostra Italia, aprono invece una campagna per tagliare veramente i privilegi incostituzionali della casta parlamentare ed eliminare l'esoso finanziamento pubblico camuffato da rimborso delle spese elettorali dei partiti, che droga il dibattito democratico e mortifica la volontà espressa dagli italiani attraverso un referendum popolare. Come non ricordare a quanti hanno la memoria corta che propri Saragat e Calamandrei nei lavori della Costituente del 1947 levarono alto la loro protesta contro l’art. 49 che sanciva l’esistenza dei partiti ma non ne disciplinava né la vita interna né gli aspetti finanziaria. Oggi siamo tornati a quella data ed il problema va risolto alla radice no ncon i pannicelli caldi”-
Mimmo Magistro
Roma 10 aprile 2012
articolo pubblicato venerdì 23 marzo 2012 sull'edizione E Polis di Bari
La lucida e spietata riflessione fatta da numerosi analisti politici non possono trovare indifferenti quanti amano la Città di Bari. Tutti lanciano forte il loro appello alla mobilitazione per costruire un altro futuro, evidentemente migliore. Appello ancor più credibile perché viene anche da chi vive fuori Bari. Mi pare, insomma, che non ci sia da stare allegri perché le vicende giudiziarie non paiono essere all’epilogo ma promettono nuovi e sconcertanti risvolti. Chi scrive ha vissuto e conosce i meccanismi della cosiddetta prima Repubblica, che accanto al grande anelito di libertà dopo il ventennio fascista, ha prodotto una degenerazione della politica e la caduta delle ideologie. I partiti andavano migliorati modificando l’art.49 della Costituzione per garantirne la democrazia interna, come richiesto alla Costituente da Saragat e Calamandrei, due giganti poco apprezzati dai poteri forti. Ho visto i vagiti della seconda Repubblica, nata nel segno dell’antipolitica, del giustizialismo e della demagogia. A riflettere oggi sulle leggi Bassanini e quelle successive sul riordino degli enti locali ci si chiede se era quello che serviva al Paese? Dati poteri enormi ai sindaci, si pensò di tacitare i consigli comunali, provinciali e regionali con l’aumento a dismisura dei gettoni di presenza o il riconoscimento di appannaggi sostanziosi, in una specie di concussione consociativa. Ma i sindaci, ed i presidenti hanno utilizzato quasi sempre questi potenti poteri non per gestire la città ed il proprio territorio ma per le loro ambizioni personali. L’impossibilità nella stessa legislatura di dare vita a una diversa amministrazione con un diverso sindaco o presidente della regione- pena lo scioglimento- ha reso i consiglieri schiavi del Sindaco o dei rispettivi presidenti anche oggi che le prebende sono state dimezzate. Prima era impensabile che il primo cittadino fosse assente ai lavori di giunta o di consiglio. Oggi sono permanentemente in giro a fare compagna elettorale per la regione o, nel caso dei governatori, per il parlamento. Oggi all’elezione fa seguito come primo atto la trasformazione della propria lista civica in partito o movimento. I poteri di nomina e di revoca degli assessori ne fanno un vero e proprio dominus rispetto a cui i partiti nulla possono. Provate a chiedere al Comune di Bari ( ma vale per tutti i comuni, le province e le regioni d’Italia) ai consiglieri di maggioranza e di opposizione, se sono pronti a rassegnare le proprie dimissioni per andare alle elezioni anticipate e salvare la loro dignità. Certamente vi guarderanno male. Alla Regione Puglia c’è chi ha proposto di modificare lo Statuto per consentire al consiglio di restare in vita anche dopo la certa partenza di Vendola verso i lidi romani! Insomma, hanno ragione sia i baresi che sono rimasti in città a viverci e quelli che soffrono lontani da questa città e non vogliono assistere passivamente, con rassegnazione ed indifferenza, al degrado morale prima che politico. Chi sarà il nuovo Sindaco di Bari dovrà innanzitutto impegnarsi a fare il Sindaco a tempo pieno, non a immaginare per se un altro futuro sfruttando i poteri del sindaco. E’ questo il patto d’onore che deve assumere con i cittadini. E non sarebbe male se il Parlamento dedichi qualche seduta agli enti locali. La prima proposta semplice, semplice, che mi viene in mente, è quella di una norma per la quale non si può fare sindaco, presidente o deputato di seguito(al contrario , si) se non dopo uno stop di 5 anni. A Emiliano e Vendola ora consiglio di pensare a fare il Sindaco ed il Governatore, cosa per la quale sono pagati e per cui non mi risulta che si siano dimezzati le indennità. Il pesce, siatene certi, non puzzerà più!
Mimmo Magistro
LEGGETEVI IL DECRETO LEGGE N° 273 DEL 30-12-2005 ART. 39 QUARTER DIECES E COMPRENDERETE PERCHE’ TUTTI I VECCHI PARTITI HANNO SCHELETRI NELL’ARMADIO.
“Ci vuole faccia tosta! Le verginelle della politica in questi giorni giocano a scansarsi dai macigni che la vicenda Margherita (e forse AN e PDS-PCI) sta scaricando sulla politica italiana” Mimmo Magistro, segretario nazionale del PSDI dal 2007 al giugno 2011, quando dopo 5 anni e tre sentenze cautelari favorevoli è stato scalzato da una decisione del Tribunale di Roma di merito contro la quale ha deciso di non proporre appello anche perché la sua vita rischiava di diventare un inferno per quella maledetta partita IVA che collegava il suo PSDI al vecchio partito del Sole Nascente.
Magistro, che nei mesi scorsi con 27 dei 31 componenti della vecchia Direzione (espressione di due Congressi nazionali mai contestati a Bellaria e poi Barletta) ha dato vita ad un nuovo movimento “ISD- I socialdemocratici”, ora racconta qualcosa che rende ancor più incredibile e inverosimile certi comportamenti dei vertici di alcuni partiti italiani, soprattutto quelli di emanazione della prima Repubblica. “Qualche mese dopo la mia elezione – afferma Magistro - comunicai all’Agenzia delle Entrate di Roma, come qualsiasi normale cittadino - di essere stato eletto segretario nazionale, segnalai la nuova sede a Roma e l’indirizzo a Bari della mia residenza. Da qual momento la mia casa è stata invasa da atti giudiziari di ogni genere per debiti contratti dal vecchio partito dal 1970 al 1994. E’ arrivato di tutto, da ingiunzioni dell’ex IACP di Roma per i pagamenti di sezioni di Partito dal 1970 sino a qualche anno fa (locali da 20 anni sedi di autofficine, circoli di pensionati, ecc..) vertenze degli ex dipendenti, crediti di tipografie, sino a cartelle esattoriali di Equitalia per qualche milione di euro per contributi previdenziali omessi dal 1980 e mancati versamenti erariali vari. Il top sono stati due atti, uno dell’ex segretario Pietro Longo che chiama in causa il Partito per la restituzione di una tangente che sarebbe stata versata al PSDI e il secondo dell’ex segretario amministrativo Cuoiati che nel ’92 aveva sottoscritto un prestito mai onorato con alcune banche per qualche miliardo di vecchie lire. E’ stata, però, un’ingiunzione di Equitalia per il pagamento entro 5 giorni della somma di € 840.000,00 ad allarmare me e la mia famiglia. Ho scoperto così che l’ultimo segretario noto agli uffici delle Entrate era Franco Nicolazzi e la sede ancora quella di via Santa Maria in Via (ora dell’IDV) entrambi cessati nel 1988.
Più sconcertante è stato apprendere che dietro al movimento giudiziario così intenso c’era una norma nascosta, approvata dal Parlamento nel milleproroghe di dicembre 2005 (Legge 273 del 30.12.2005- l’art. 39/quater dieces) che – a parte qualcuno degli addetti ai lavori - era sfuggita a tutti, anche ai giornalisti più “scafati”. Con il primo comma, i segretari dei partiti vengono esonerati dalle obbligazioni assunte purchè non abbiano agito con dolo e con il secondo, cito testualmente la legge: “per il soddisfacimento dei debiti dei partiti e movimenti politici maturati in epoca antecedente all’entrata in vigore della presente legge è istituito un fondo di garanzia alimentato dall’1% delle risorse stanziate (…..) le modalità di gestione sono stabilite dal Ministro dell’Economia” i crediti devono essere esigibili”. Cioè i vecchi partiti, anche quelli ricchi che hanno trasferito beni ed averi nelle Fondazioni, hanno scaricato o scaricheranno sui nuovi partiti i loro vecchi debiti! In bell’esempio di etica e di morale per tutti gli elettori!
Roma, 11 febbraio 2011
Mimmo Magistro
“Quello che accade alla Regione Puglia ha dell’incredibile. Presidente, vice presidente(Capone) ed assessori (Pelillo, Amati, acc..), eletti appena 20 mesi fa, anziché pensare a gestire il territorio per il quale hanno chiesto ed ottenuto voti e da cui ricevono suntuosi stipendi con cui campano , dedicano il loro tempo solo alle loro sfrenate ambizioni personali.
Vendola – al quale riconosciamo una faccia tosta incredibile- si ammanta di buonismo e di modernità cercando di coinvolgere nel suo minestrone politico anche alcuni sindaci che non sono certo comunisti, da De Magistris, ad Emilano, al solo scopo di far gonfiare i consensi elettorali a Sel, nelle cui retrovie, pronti a tornare al Parlamento ci sono stanchi faccioni di vecchi comunisti della preistoria della politica.
Ha destato scalpore, soprattutto in Puglia, l’annuncio dell’alleanza tra Vendola ed Emiliano che da anni giocano come gatto e topo. Ognuno dei due pensa di “fregare” l’altro. A mio parere il matrimonio non si farà perché il Sindaco di Bari è abbastanza scaltro per capire che se Nichi – anche con i suoi voti- cresce a livello nazionale- non farà certamente spazio a lui alle regionali ma troverà una scusa qualsiasi per battersi per uno dei suoi più fidi scudieri quali Minervini ed Amati.
Quest’ultimo ha subito una metamorfosi, da compassato professorino, a feroce osservante del credo vendoliano, anche nel modo di vestire e nella fluente chiama abbandonata al vento come i sessantottini delle Fabbriche di Nichi.
Vendola, peraltro, comprende bene che Emiliano vuole utilizzare la Regione solo come trampolino di lancio verso i vertici della politica nazionale dove punta, invece, a sistemarsi lui. Solo che Emiliano ci arriverà fresco, mentre lui sarà stanco, invecchiato e si porterà sempre dietro l’etichetta di ultimo comunista del mondo occidentale.”
Mimmo Magistro Presidente Nazionale Isd (i Socialdemocratici)
Il segretario de "iSocialdemocratici", Mimmo Magistro, ricorda Giuseppe Saragat l'11 gennaio scorso a Palazzo Barberini.

“Se Bersani aveva fatto una lenzuolata sulle liberalizzazioni, quella di Monti mi pare - ad una prima valutazione - poco più di una spazzolata. Stamani ho letto e riletto, anche al rovescio, i quotidiani economici per rendermi conto se avessi letto e capito bene. Di tutto quello che era stato prospettato non c’era traccia. Tutto annacquato da un Governo che pure si era presentato come quello del cambiamento, talchè le affermazioni di Monti in conferenza stampa – e le stesse valutazioni quasi entusiastiche di Napolitano - appaiono oggettivamente esagerate rispetto a quanto realmente deliberato. Di certo c’è solo che dopo aver aumentato un mese fa le tasse alla totalità dei cittadini, in maniera diretta ed indiretta, le vere lobby continuano a navigare in acque tranquille. Chi si aspettava una completa liberalizzazione, è rimasto deluso, ma soprattutto delusi sono quanti avevano sperato che Monti e Passera passassero ad azioni incisive per debellare il debito pubblico, entrando anche con coraggio nei santuari della finanza. Mi chiedo perché le risorse pubbliche e di tutti i cittadini gestiti spesso in modo clientelare da Fondazioni bancarie (nella quasi totalità in modo “opaco”) non siano incamerate dallo Stato per ridurre il debito pubblico. C’è il capitolo dell’utilizzo almeno di una parte delle riserve auree- il cui valore si è triplicato negli ultimi anni- di cui non c’è alcun accenno negli interventi del Governo. Ci aspettavamo le dismissioni dei beni ed una gestione diversa di quelli confiscati alla mafia che devono essere utilizzati per combatterla meglio non per creare nuovi potentati, qualche volta camuffati da Onlus. Non si può pensare che i lavoratori (tutti quelli che lavorano, quindi operai, professionisti, artigiani e commercianti che producono reddito) devono contemporaneamente pagare i costi ordinari per il funzionamento dello Stato, pagare i debiti pregressi e contemporaneamente accollarsi anche i debiti sui mutui. Sia chiaro questo Governo, non ce ne voglia il Presidente della Repubblica, è costituzionalmente anomalo. I cittadini lo hanno accettato come necessario ed indispensabile per salvare l’Italia. Monti si sta limitando ad abbellire quanto previsto già nei programmi fallimentari di Tremonti. Per uscire dal tunnel non possono essere i poveri cristi a portare la croce. Se Monti non ha il coraggio di intaccare i santuari dei suoi vecchi amici di merenda, la parola vada subito agli elettori. Prima però, in pochi mesi si cancelli lo sconcio di deputati eletti dalle segreterie nazionali, dopo averne dimezzato i costi ed aver eliminato la norma feudale dei senatori a vita che non ha uguali in alcuna parte del mondo civile.” Mimmo Magistro
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