Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, disposti in ordine cronologico.
MAGISTRO E TOMASSINI HANNO INCONTRATO CESA E PARTECIPATO AD UN VERTICE DEI PARTITI ASSENTI DAL PARLAMENTO
Il Segretario Nazionale, Mimmo Magistro ed il Presidente, Alberto Tomassini hanno incontrato, Lorenzo Cesa, Segretario Nazionale dell’UDC. Cesa, ha confermato che l’UDC intende procedere speditamente alla creazione di un nuovo e diverso soggetto politico che metta insieme le esperienze cattoliche, laiche e riformiste del Paese che intendano sottrarsi dall’egemonia di Berlusconi e Veltroni. Il dialogo proseguirà nei prossimi giorni – dopo la festa dell’UDC a Cianciano.
Successivamente Magistro e Tomassini hanno partecipato su invito del Segretario Socialista, Riccardo Nencini ad un summit delle forze politiche assenti in Parlamento. Presenti i vertici di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, PS, PLI, Verdi, Nuovo Partito d’Azione e, naturalmente, PSDI, si è convenuto di chiedere ai Presidenti di Camera e Senato una sorta di “diritto di tribuna” almeno informale, sia attraverso l’audizione nelle commissioni su argomento di rilievo costituzionale, sia attraverso l’utilizzo di strutture quali sala stampa, etc.. In modo trasversale e senza che possa incidere sulle alleanze e sulle strategie dei singoli partiti si è deciso, altresì, di dar vita ad un tavolo “per i diritti negati e per la democrazia” che vigili sulle riforme costituzionali e, soprattutto, sulla nuova legge per le elezioni europee nella quale PdL e PD, pare vogliano riproporre l’eliminazione del voto di preferenza. Il Segretario del PSDI, Mimmo Magistro, ha proposto che questo tavolo sia aperto anche a quelle forze politiche che - come l’UDC – pur presenti in Parlamento condividano tale battaglia. Magistro, altresì, ha ricordato che il rischio di una scarsa democrazia interna ai partiti era stata paventata, da Calamandrei e Saragat nel 1947, durante i lavori della Costituente.
ROMA, 11/09/2008
Bari, 05/09/2008
Il Segretario Nazionale del P.S.D.I., Mimmo Magistro, ha dichiarato: “Il casco gratis ai motociclisti baresi, dello stesso valore del Verbale elevato a quanti hanno violato la Legge è un brutto segnale per un’Amministrazione che – a parole, solo a parole – dice di voler difendere la legalità. A parte la qualità dei caschi, pare di produzione cinese, su cui vi sono forti dubbi e la legittimità del provvedimento sul piano contabile ed amministrativo, sarebbe stato meglio investire quelle risorse nelle scuole cittadine per educare al rispetto delle leggi ed in particolare alle norme del Codice della Strada. Speriamo che Emiliano, non vorrà continuare su questa strada, regalando il “viva voce” agli automobilisti “pizzicati” in auto a parlare al cellulare ed il navigatore satellitare a chi guida contromano!”
Bari, 04/09/2008
Breve cronistoria: il dieci dicembre del 1967 la Città di Bari ebbe l’onore di essere scelta per custodire le spoglie dei suoi giovani soldati caduti per la Patria. Per questo motivo il nostro Paese, con riconoscenza e gratitudine per il loro immenso sacrificio, decise di edificare un Sacrario in cui fossero le spoglie degli eroi nazionali. Fu anche un gesto forte per tramandare alle future generazioni il valore di soldati morti nell’adempimento del loro dovere.
Il Candidato Sindaco di Bari e Segretario Nazionale del PSDI Mimmo Magistro ha voluto visitare, questa mattina, il Sacrario dei Caduti di Bari. Molteplici i motivi dell’iniziativa. Il principale è quello di evitare il rischio d’abbandono e disinteresse da parte del Ministero della Difesa e degli Enti Locali (Comune di Bari). Magistro nel corso della visita –accompagnato dal Generale Munafo’, Presidente della Società Italiana Protezione Beni Culturali (Agenzia dell’UNESCO) e tra gli altri dall’On. Marengo - ha elencato i numerosi cimeli storici portati via, alcuni dei quali per manutenzione ed altri avviati alla rottamazione per il degrado subito nel corso dei decenni.
Nel piu’ assoluto silenzio, ad esempio, è scomparso il famoso carro armato “Sherman” che per primo entro’ nella nostra città con il Generale Clark, comandante delle forze alleate, il piccolo carro “Tank” reduce dall’epica battaglia di El Alamein ed i cannoni della campagna di Russia nonché numerosi reperti. A questo si aggiunge l’inagibilità del sacello centrale in cui vi è il pericolo dovuto alla possibile caduta dei pannelli di rivestimento. Ma sono molte le carenze e disfunzioni che non è stato possibile far verificare ai cronisti (neanche per riprendere con le telecamere l’interno del Sacrario) presenti “bloccati” da un divieto per una mancanza formale di autorizzazione che andava richiesta al Ministero della Difesa.
A conclusione della visita – a cui hanno partecipato alcuni rappresentati d’arma in congedo - Mimmo Magistro ha assunto l’impegno di richiedere al Ministero della difesa e al Sindaco di Bari un impegno congiunto e concreto per rilanciare l’immagine della struttura e della Città di Bari. Questo anche per via di un grave fenomeno che va intensificandosi: molte famiglie dei soldati, le cui spoglie riposano nel Sacrario, hanno chiesto di riavere i resti dei propri cari, di fatto ridimensionando l’importanza ed il ruolo del luogo.
fonte:
Ritenendo di fare cosa utile, pubblichiamo una lettera aperta del Dott. Cisnetto sull'attuale situazione politica.
Caro Adornato, il concomitante inizio di “Cortina InConTra”, la kermesse politico-culturale che da sei anni organizzo in luglio e agosto al fresco ampezzano, purtroppo mi impedisce di essere al convegno dei Circoli Liberal di Todi.
Ma non volendo mancare di dire la mia ad un appuntamento così importante – direi cruciale per chi immagina e intende concorrere alla salvezza del Paese attraverso la rifondazione (non esito a usare questo termine) del suo sistema politico e dei suoi assetti istituzionali – approfitto della disponibilità di Liberal per fare qualche ragionamento ma soprattutto per lanciare una proposta, intorno alla quale spero che a Todi si apra una discussione.
Parto dalla tua relazione, caro Ferdinando, per dire che la condivido pienamente e che, in termini di analisi, c’è poco o nulla da aggiungere.
C’è il declino, che definirei drammatico per i caratteri strutturali e permanenti della “crisi italiana”, del tutto estranea ai problemi mondiali – che comunque io considero “di crescita” – checché se ne voglia dire evocando il 1929 per far passare l’idea (alibi) che “è tutta colpa della globalizzazione se abbiamo la crescita zero, e noi non ci possiamo fare niente”.
Ci sono i “quattro nodi irrisolti” – la questione istituzionale, quella giudiziaria, quella dell’unità nazionale e quella della modernizzazione – che giustamente denunci essere aperti fin dalla caduta della Prima Repubblica (e in certa misura anche prima).
Nodi che oggi possono essere riassunti in quella che è giusto chiamare la “questione democratica”, di cui il leaderismo senza partiti e il giustizialismo sono gli aspetti più gravi di un sistema-paese che è ormai scivolato in quella che io definisco la “deriva putiniana”, cioè una democrazia che conserva i suoi tratti formali ma perde quelli sostanziali.
Non si tratta, si badi bene, del “regime berlusconiano” di cui l’intellighenzia di sinistra straparla da anni, regalando al Cavaliere il lucroso ruolo di vittima. No, si tratta di una malattia grave e progressiva della democrazia, che investe l’intera classe dirigente e la mentalità collettiva del Paese, i cui sintomi più evidenti sono il superamento di fatto dei dettami costituzionali – la Costituzione, si badi bene, si può e si deve cambiare, ma occorre farlo nei luoghi deputati e con le procedure previste, non a strappi “di fatto” – e la creazione di una sorta di “decisionismo senza decisioni”, tutto di natura mediatica.
Malattia che è il tratto distintivo della Seconda Repubblica nell’intero arco della sua (troppo lunga) durata.
Ma questa diagnosi è ormai acquisita.
Fateci caso: siccome con la “alternanza obbligatoria” che abbiamo inventato – dal 1994 in poi ha sempre perso le elezioni chi stava al governo – tutti sono stati a turno sia maggioranza che opposizione, in questa seconda veste tutti hanno finito col far propria questa valutazione “radicale”. Salvo dimenticarsene quando sono stati al governo.
In tutti i casi, il problema oggi non è la diagnosi, ma la condivisione della terapia. E qui sta l’importanza dell’appuntamento di Todi: bisogna che dalla due giorni di lavori esca una proposta forte, intorno alla quale costruire il lavoro politico dei prossimi mesi e anni di tutti coloro che si sentono impegnati alla “rifondazione” della politica italiana.
Prima di fare la mia, di proposta, voglio però esporre una premessa che ritengo fondamentale: la “rifondazione” non è tema di questa legislatura.
Prima di fare la mia, di proposta, voglio però esporre una premessa che ritengo fondamentale:
Lo so che è già passato fin troppo tempo, che la “transizione” è ormai diventata infinita e soprattutto che il Paese non può aspettare a mettere mano al proprio declino. Lo so. Purtroppo, però, la ruota della Seconda Repubblica deve compiere ancora questo ennesimo giro.
Non è detto che duri cinque anni, anzi, ma soltanto quando Berlusconi sarà uscito di scena – perché asceso al Quirinale o perché si torna a votare e lui passa la mano (cosa ovvia e certa, questa volta) – quando sarà uscito da quel “mercato del consenso” di cui in questi anni è stato insuperato (e purtroppo inutilmente imitato) protagonista, allora ci saranno le condizioni per passare alla Terza Repubblica.
E qui viene la proposta, che avanzo a nome di Società Aperta, il movimento che ho fondato e presiedo, e che danni si batte per una Terza Repubblica che nasca da un’Assemblea Costituente e che per sconfiggere il declino dia vita ad una stagione politica di “grande coalizione”.
L’idea è: costruiamo un “partito holding”.
Mi spiego. Con la fine dell’era berlusconiana – e considerando non trasmettibile per via ereditaria il Pdl, o quantomeno la grande maggioranza dei voti di cui dispone – l’orologio della politica tornerà al 1993, prima della “discesa in campo” del Cavaliere, riaprendo quella voragine di rappresentanza dei ceti medi e della borghesia, insomma della maggioranza moderata degli italiani, che allora rimasero orfani della Dc e dei partiti laici del centro-sinistra (quello vero). In più, ci sarà – anzi, già c’è ora – una voragine altrettanto grande a sinistra, visto che la pur allora perdente “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto valeva mille volte di più della “sgangherata armata della pace”della sinistra oggi.
Dunque due grandi serbatoi di voti, due mondi – peraltro in rapida evoluzione e in via di mescolamento – che dovranno trovare un’offerta politica adeguata a rappresentarli, anche contemporaneamente in una certa misura. La risposta non può che essere un “nuovo partito nuovo”.
Alla sua costruzione ho personalmente lavorato in questi anni, a più riprese e con diversi interlocutori, ma senza esito. Naturalmente non mi consola il fatto che laddove ho fallito io altri non abbiamo avuto migliore fortuna. Ma la “verginità” del tentativo gioca comunque a favore, induce a riprovarci.
Un vantaggio questa volta c’è, ed è rappresentato dall’Udc. L’aver superato lo tsunami delle “elezioni della semplificazione”, e la sua attuale collocazione al centro del sistema politico, consente a Casini di mettersi a buon titolo alla testa di un complesso disegno di ristrutturazione dell’intera geografia politica italiana. Per far questo, l’Udc non basta.
Né è pensabile che esso possa proporsi come sole intorno a cui far ruotare altri pianeti. Ma, nello stesso tempo, non è utile neppure il suo scioglimento a favore di qualcosa d’altro. No, in questa fase non c’è il tempo e non ci sono le condizioni per una “grande fusione” di forze diverse, né dentro l’Udc né in una nuova forza politica.
Ecco, allora, l’idea del “partito holding”, cioè di una nuova formazione in cui tutte le forze esistenti – partiti, associazioni, fondazioni, movimenti – possano federarsi senza per questo perdere la loro identità e rinunciare alla loro autonomia.
Questo consentirebbe a laici e cattolici, e alle loro diverse anime, di incontrarsi intorno ad un progetto rifondativo del Paese, della sua democrazia, delle sue regole basilari – insomma, un grande progetto Italia che rappresenti il punto d’intesa su un programma di governo – ma nello stesso di mantenere intatta la loro capacità di iniziativa e battaglia politica sui temi più propri alle rispettive radici politico-culturali.
Per capirci, sulle tematiche etiche liberi tutti, mentre sul programma di governo – che oserei definire con tre nomi: De Gasperi, La Malfa, Craxi – piena convergenza. Al primo lavoro ci penseranno i soggetti esistenti (o quelli che vorranno costituirsi intorno a delle specificità), al secondo dovrà badare la nuova forza, che poi sarà quella che dovrà presentarsi alle elezioni e riscuotere il consenso di quei tanti, la maggioranza degli italiani, che saranno politicamente orfani. A chi penso? All’Udc, ovviamente, e alle diverse realtà del cattolicesimo liberale. E poi ai socialisti, ai repubblicani e ai liberali di tutte le diaspore.
Ma anche alle forze laiche e cattoliche dell’ex (?) Margherita, alle componenti maggiormente riformiste degli ex (?) Ds. Così come i settori non di matrice aziendalista di Forza Italia.
Difficile, complicato? Sicuramente. Ma ci sono alternative?
Un caro saluto di buon lavoro a Todi
Enrico Cisnetto, Presidente Società Aperta
Lo dichiara Mimmo Magistro, Segretario Nazionale del Psdi, dopo l'incontro tenutosi a Roma con il Segretario Nazionale dell' Udc, Cesa, alla presenza del Presidente del Psdi, Tomassini.
Nei prossimi giorni - prosegue Magistro - i colloqui si intensificheranno sia a livello nazionale, con il Presidente della Costituente, On. Pezzotta, che periferico per meglio consolidare il rapporto politico.
Il Psdi ratificherà l'adesione alla Costituente di Centro durante il proprio consiglio nazionale che si terrà a settembre.
Per Magistro il nuovo soggetto politico dovrà riunire le forze moderate cattoliche, laiche e riformiste ed avere forti connotati di modernità, un vero legame col territorio per comprenderne i fermenti, soprattutto dei giovani.
Per il Segretario Nazionale del Psdi i programmi, prima ancora delle persone, dovranno essere la discriminante delle scelte, delle alleanze e delle candidature.
In mattinata Magistro e Tomassini hanno incontrato, in visita di cortesia, il nuovo Segretario Nazionale del Partito Socialista, Nencini.
Dopo lunga malattia, è scomparso Gianni Santacatterina. Proveniente da una famiglia di professionisti abruzzesi istallatisi a Roma , aveva sposato 49 anni fa Tina Saragat, figlia del leader socialdemocratico, da cui aveva avuto tre figli. Medico odontoiatra, anche durante gli anni del Quirinale, aveva preferito rimanere nell''ombra e continuare in tutta umiltà la sua professione senza mai approfittare di così illustre parentela. Allo stesso modo,la moglie,Tina Saragat , aveva continuato, durante il settennato trascorso insieme con il padre, a fare a spesa a via del Lavatore, come aveva sempre fatto al quartiere Flaminio dove,prima della Presidenza, abitava la famiglia Saragat. Belluscio, che è stato segretario particolare del Presidente Saragat durante gli anni del Quirinale, ricorda che mai , pur avendone le possibilità, il dott. Santacatterina ha voluto approfittare del suo stato. A chi, durante gli anni del terrorismo, gli consigliava di usare l'auto di servizio con la scorta, egli rispondeva di considerarsi un comune cittadino che non aveva niente a che fare con la Presidenza della Repubblica. E ogni mattina, usciva dal Quirinale con la propria auto , per alimentare la quale ha sempre usato carburante pagato con i propri soldi,anziché, come sarebbe stato possibile, rifornirsi alla pompa del Quirinale. A questa scuola sono cresciuti i 3 figli. Quella della famiglia di Gianni Santacatterina rimane l'esempio di una sana famiglia italiana passata indenne dalla lusinghe del potere.
La liberazione di Ingrid Betancourt è la notizia più sorprendente che attendevano con trepidante ansia, per la precarietà della sua salute e per la grande incertezza della sua esistenza ancora in vita. Abbiamo cercato, con gli esigui mezzi d'informazione a nostra disposizione, di mantenere costantemente viva la pressione umana per la sua "scarcerazione". Alla donna che ha sopportato sovrumani disagi e sopraffazioni con la dignità di chi non perde mai le speranze di libertà e l'affermazione che la democrazia vince sempre, su qualsiasi tipo di dittatura repressiva, il PSDI esprime unanimamente il proprio compiacimento per la soluzione lieta della lunghissima prigionia. Inoltre si augura che la lunga prova da lei sopportata sia di grande stimolo per il proseguimento della sua battaglia politica per la conferma della libertà e della democrazia per le fasce più deboli della società, per le quali lei da sempre paladina ha subito il rapimento e le conseguenti disumane privazioni. E' l'avvenimento più importante del mondo della politica, in un momento di grande precarietà sociale ed economica, ed unico per affermare che non esiste vita senza la libertà, un bene che tutti gli uomini devono possedere senza alcuna limitazione ed ambiguità.
Ciro Tinè 03.07.08
La Segreteria Nazionale si riconosce nella nota del compagno Tinè ed esprime il proprio compiacimento per la conclusione positiva del rapimento.
Mimmo Magistro
Il coma profondo nel quale è rimasto immerso il partito per lunghissimi anni, ha depauperato inesorabilmente il patrimonio di idealità che ha rappresentato il collante per le iniziative dei suoi collaboratori.
Non si è posta l’attenzione necessaria alle incertezze, i disagi, l’insicurezza, la perdita del potere d’acquisto dei salari, la precarietà del lavoro, la disaffezione dei pensionati che hanno fatto montare a dismisura l’indifferenza verso la classe politica, tendente a difendere i diritti e i privilegi acquisiti nel tempo piuttosto che occuparsi dei problemi irrisolti della gente.
Senza alcuna sensibilità hanno continuato a dirigere dalla “ stanza dei bottoni “ e hanno fatto “orecchio da mercante “ al disagio manifestato dai militanti e al loro allontanamento. L’esercito si è dissolto “ come neve al sole ”!
Questo comportamento autolesionistico ha dato fiato alle forze politicanti qualunquistiche, opportunistiche che con richiami populistici hanno saputo carpire la buona fede e i disagi della gente, nascondendo con arte le difficoltà, l’impossibilità, la impraticabilità delle promesse.
Noi siamo e continuiamo ad essere distanti dalla gente e dalla Waterloo non abbiamo imparato nulla! Siamo senza proposte concrete e tra noi permangono distinguo ed ambiguità.
Cosa si vuole realizzare in futuro a nessuno è concesso saperlo.
Discettiamo senza alcun costrutto sui mali delle varie CONF e continuiamo ad illuderci che le masse ritornino anche se non siamo in grado di proporre nulla di concreto.
È vero che anche gli altri, escluso il potere economico-populistico- mediatico del padrone, non se la passano meglio di noi, ma la situazione politica permane gravissima per l’ossessione di provvedimenti giudiziari che spedisce in secondo ordine i problemi che attanagliano la società.
Il centro sinistra che sembrava volesse dare vita ad un partito pluralistico, federato, che avrebbe dovuto contrastare l’avanzata delle destre ha fallito nel suo intento per la sua insensata stupidità di non volere rispettare la pari dignità e la difesa delle diversità ideologiche.
Eppure avrebbe dovuto imparare dai continui dissensi in seno al governo Prodi, molto risicato, e procedere con molta cautela alla ricerca di un compattamento omogeneo di tutte le forze del centro sinistra.
Era risaputo che avrebbero dovuto affrontare provvedimenti impopolari per rimettere in carreggiata l’economia del paese e tale consapevolezza avrebbe dovuto consigliare molta prudenza, pena la riconsegna dell’Italia nelle mani di un Berlusconi incattivito e con idee dispotiche.
L’occasione è servita invece per dimostrare i nostri limiti di comprensione e di responsabilità e alimentare pervicacemente i distinguo e le ambiguità di comportamento.
L’apertura al federalismo interno non ha creato frutti, anzi una persistente paralisi, per mancanza di proposte ed un preciso indirizzo di alleanze e collaborazioni. Non è possibile dialogare con chi agisce eccitando gli animi degli esaltati ed indirizzare le scelte verso provvedimenti indecorosi e xenofobi. Le nostre proposte devono essere frutto di serie e precise elaborazioni, in linea con gli insegnamenti dei nostri costituenti, nel rispetto della dignità umana e della solidarietà fra i popoli, interessati al miglioramento della vita e alla difesa dell’ambiente.
Dobbiamo osteggiare leggi e provvedimenti iniqui che offendono le istituzioni e il cittadino.
Dobbiamo essere trasparenti, credibili e precisi per dare linearità al nostro senso politico al servizio della gente.
Dobbiamo sacrificare opportunismo ed egoismo, privilegi ed ambiguità,se vogliamo costruire un nuovo cammino ed essere seguiti da chi ancora crede nell’esistenza di una via politica per il futuro.
Ancora nessuno di noi oscuri militanti è riuscito a capire cosa vogliamo e con chi o dove andiamo. Il partito ha necessità di trovare un punto saldo di riferimento, che uniformi la linea politica per tutte le regioni e non deve lasciarsi intimidire se si decidesse di seguire le idealità della sinistra moderata e riformatrice, come sta accadendo in Germania.
La nostra linea politica deve essere in contrasto stabilmente a quella populistica- qualunquistica del tribuno di turno, che rispolvera pericolosamente le deprecabili genealogie di un tempo, passato e sommerso dalla tenacia degli onesti.
L’esercito che pattuglia le città ha un unico significato: lo stato democratico ha fallito o il popolo insofferente ha premiato la forza bruta?
Il rilevamento delle impronte ai piccoli rom, che si tenta di farlo passare come difesa ai minori, a noi deve ricordare le leggi antirazziali e la soppressione della libertà, provvedimenti che portarono i nostri padri al confino e ai lager! O tragicamente alla morte come Giacomo Matteotti!
Sono fiero di essere socialdemocratico per i valori immarcescibili per i quali mi sono battuto e continuerò a battermi. Mi vergognerei se oggi qualcuno volesse traslocare!
Alessandro Cucciolla, 33enne giornalista barese, con alle spalle molti anni d’esperienza nell’ambito della comunicazione è il nuovo capo ufficio stampa del PSDI nazionale. Nel 1994 fondatore e Vice Direttore del mensile ’’Al di la’ del muro’’, nel 1997 componente dell’area comunicazione dei giochi del Mediterraneo, dal 1997 al 1999 collaboratore dei quotidiani ’’Roma“ e ’’Puglia d’oggi’’ , nel 1998 ideatore e coautore del libro ’’Fantasmi – La mafia che non c’era’’, dal marzo 1999 al dicembre 2001 redattore del mensile ’’Il Bari’’ (rivista ufficiale dell’A.S. Bari spa) , dal marzo 1999 al marzo 2004 componente dell’Ufficio Stampa dell’A.S. Bari spa (ricoprendo anche il ruolo di coordinatore del sito internet ufficiale www.asbari.it), nel 2001 Direttore responsabile della testata on.line www.pugliapositiva.com, dal novembre 2004 al marzo 2007 componente dell’Ufficio stampa del Comune di Bari (staff del Sindaco), dal febbario 2007 al gennaio 2008 ideatore e conduttore della trasmissione radiofonica ’’Cuore Italiano’’ (andata in onda su Radio Made in Italy) nonche’ autore di blog che trattano temi rilevanti a carattere nazionale. “Abbiamo scelto un professionista serio e stimato, nel quale il Partito ed io riponiamo molta fiducia – ha dichiarato il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro - convinti come siamo che il rapporto con la stampa sia talmente importante da richiedere una figura giovane e dinamica, esperta ed addentrata nel settore a livello locale e nazionale “.
Fin d’ora e’ a vostra completa disposizione ai numeri : Segreteria PSDI - tel/fax: 080.5610038 – e mail: ufficiostampa.psdi@libero.it - cellulare 334.1256728.
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