Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
«Se è pur vero che il sisma in Abruzzo è stato un evento geologico incontrollabile, la gravità dei suoi effetti è però conseguenza anche dell'inerzia mostrata troppo a lungo nei confronti delle politiche di prevenzione.» Luciano G. Calì, segretario regionale toscano del Partito Socialdemocratico, interviene sulla tragedia che ha colpito duramente l’Abruzzo. «E’ giunto il momento di porre fine all’utilizzo indiscriminato di termini quali “fatalità” e “tragedia inevitabile”: le zone ad elevato rischio sismico sono ben note da tempo, ma le opere di prevenzione vengono spesso disattese o rimangono semplicemente un miraggio. Le iniziative legislative di regioni come la Sicilia e la Toscana per l’edilizia scolastica sono indubbiamente lodevoli, tuttavia oggi occorre un grande piano nazionale per la sicurezza antisismica, un piano promesso da decenni ma che nei fatti non è stato mai messo in pratica.»
A ben guardare, il costo stimato per gli interventi di consolidamento strutturale per le abitazioni private e gli edifici pubblici dovrebbe aggirarsi intorno ai 150 miliardi di Euro. Se questa cifra può apparire enorme, allora è utile ricordare che è inferiore al doppio della spesa che gli italiani hanno affrontato negli ultimi quarant’anni per le ricostruzioni post-terremoto.
«Tutti gli studi indicano infatti – prosegue Calì – che intervenendo prima di un evento sismico si realizzerebbe un risparmio del 45% sulla successiva spesa di ricostruzione; senza calcolare le vittime, i feriti e gli sfollati che verrebbero scongiurati.
Gli interventi di prevenzione rappresenterebbero inoltre un investimento produttivo in grado di rilanciare e sostenere economicamente un settore, quello dell’edilizia, diffuso capillarmente anche nelle zone meno ricche del nostro Paese, e che spesso sono anche le più esposte al rischio sismico. Il tutto senza deturpare i paesaggi ed i profili architettonici urbani, e scongiurando persino il peggioramento della solidità statica determinato sugli edifici “ritoccati”.»
Ma, in tempi di grave crisi economica, da dove si potrebbero ricavare tali risorse? «I denari per dare inizio a questo ciclo virtuoso, paradossalmente, ci sarebbero già. Se non altro, almeno in parte: è stato per l’appunto calcolato che i fondi dell’8xmille derivante dalle dichiarazioni dei redditi inoptate, ovverosia quelle che i cittadini non firmano in favore di nessuna confessione religiosa ma che vengono comunque ripartite tra di esse, si aggirano annualmente intorno ai 500 milioni di euro. Convogliando questi fondi tramite una semplicissima modifica del meccanismo vigente – conclude Luciano Calì – sarebbe sufficiente un progetto di investimenti a medio termine per avviare la realizzazione dei primi interventi strutturali sull’intero territorio nazionale.»
Chiunque abbia conosciuto Gaspare Conforti sa che era un uomo che lasciava il segno, un carattere forte, una personalità indiscussa che incuteva rispetto con naturalezza, senza bisogno di chiederlo. Un uomo di grandi idealità, mai venute meno neanche nei momenti più difficili, uomo che ha ricoperto le più alte cariche politiche, a tutti i livelli, ed è stato espressione unica del significato più alto della politica. Egli, infatti, ha sempre considerato la politica come uno strumento al servizio della collettività e non si è mai prestato a logiche diverse da quelle dettate dai suoi valori. In un mondo in cui la politica è sempre più considerata strumento per il raggiungimento di fini esclusivamente personali, Gaspare Conforti era proprio un uomo di altri tempi, appartenente ad una storia gloriosa, un uomo che ha partecipato ed ha contribuito, con la sua militanza, alla ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra e non ha mai smentito o rinnegato questa storia. Con la scomparsa di Gaspare Conforti, se ne va una delle menti più lucide e lungimiranti della politica italiana e soprattutto di quella calabrese. Se ne va un amico, un padre per i suoi figli e un padre anche per tutte le persone che gli riconoscevano un’autorevolezza non comune, straordinaria. Chi aveva la possibilità di scambiare con lui qualche parola aveva spesso l’impressione di leggere un libro di storia, tanto era ricca la sua vita di aneddoti, di esperienze e lui aveva il piacere di raccontarle perché voleva rendere partecipi tutti di vicende straordinarie cui aveva assistito. Aveva una capacità di infondere fiducia sempre, a chiunque. Ha insegnato molte cose a tutti noi e, soprattutto, a rimanere fedeli a sè stessi, alle proprie idee, a non cambiarle per le convenienze del momento. Per lui l’età non contava, aveva una tempra ed una forza che gli avevano fatto superare le difficoltà della vita, i mille tranelli della politica, soprattutto gli avevano fatto superare l’ostacolo di una malattia durissima da affrontare. Una malattia che avrebbe abbattuto e depresso chiunque ne fosse rimasto colpito. Eppure lui l’aveva sfidata e l’aveva sconfitta e ne era uscito più forte di prima, con grande stupore di chi lo incontrava per la prima volta e si chiedeva da dove traesse quello spirito indomito. Camminava sempre a testa alta, con la fierezza di chi sa di aver dato il massimo, di aver vissuto ogni giorno come un condottiero, un leader, senza paura e senza cedimenti. Era un esempio per come debba essere affrontata la vita, dando importanza ai valori veri, alle cose importanti, alla famiglia che per lui era tutto. I suoi occhi si illuminavano quando parlava della moglie, dei figli e soprattutto dei nipoti. A loro riconosceva di essere stati il suo punto di riferimento vero, nella buona e nella cattiva sorte. Chi lo conosceva sa che era un uomo giovane, che amava i giovani, viveva in mezzo ai giovani, si circondava di giovani, trasmetteva a loro il suo entusiasmo per la vita, la sua gioia di vivere immensa, il suo sguardo ottimista, sempre rivolto verso il domani e mai al passato. Comprendeva le difficoltà dei giovani e cercava di aiutarli, per quanto era nelle sue possibilità, vedeva in loro la sua speranza per il futuro. Si arrabbiava quando constatava che i giovani, a differenza che in passato, non hanno le stesse opportunità e devono lottare molto di più per realizzarsi, per raggiungere qualche risultato. Il suo carattere forte e la sua personalità lo facevano spesso apparire burbero, ricorderemo sempre i suoi rimproveri che accettavamo solo da lui proprio perché gli riconoscevamo la statura morale e la grandezza che appartiene a pochi. Tuttavia, sapeva farsi perdonare, in modo bonario, anche per i suoi rimproveri. D’altronde, diceva sempre quello che pensava, esprimeva il suo disaccordo senza timore, davanti a poche persone o immense platee, ma sapeva anche riconoscere i meriti dei suoi interlocutori, l’intelligenza. Ci mancherà la guida, l’esempio, l’amico, il padre ma sappiamo di aver conosciuto un uomo, le cui qualità e gesta potremo raccontare. E non è un’esperienza che tutti possono vantare.
CIRCOLO “G. SARAGAT”
FEDERAZIONE PROV.LE PSDI
Il comitato provinciale dei socialdemocratici di Rieti (Psdi) all’unanimità ha votato di appoggiare con la propria lista elettorale il presidente della provincia Fabio Melilli. Inoltre i socialdemocratici fanno appello ai popolari, ai moderati, ai riformisti, al mondo delle associazioni laiche, cattoliche e imprenditoriali che il futuro politico sta proprio nella socialdemocrazia, in quanto è la forma di sistema che garantisce tutti gli strati sociali, tale progetto sta crescendo in molti paesi d’Europa e oltre. Lo stesso Barak Obama ha intrapreso la strada della socialdemocrazia, che guarda dal basso verso l’alto i bisogni di tutta la società. Il nostro progetto e di aiutare economicamente le famiglie disagiate, la scuola, la sanità, potenziare le infrastrutture, promuovere e rilanciare il turismo, intervenire economicamente per migliorare l’agricoltura, l’ artigianato, le imprese e il commercio; cosi facendo si difendono e si aumentano i posti di lavoro. Ancora una volta il sole nascente illuminerà i valori del fare e la politica del futuro.
Il Segretario Nazionale, Mimmo Magistro, non appena appreso della scomparsa di Gaspare Conforti ha telefonato al compagno Serafino Conforti esprimendogli la sincera solidarietà dei socialdemocratici italiani per la scomparsa del padre. In segno di partecipazione, il PSDI, nella giornata di domani , listerà le proprie bandiere a lutto. Il Commissario Regionale, Francesco Santoianni , rappresenterà anche la Segreteria Nazionale ai funerali che si svolgeranno domani.
Ufficio stampa PSDI
La Federazione Provinciale di Cosenza del PSDI, con grande cordoglio partecipa al dolore della famiglia Conforti per la scomparsa del compagno Gaspare Conforti, punto di riferimento ed esempio per i socialdemocratici sin dalla nascita di questo partito. Uomo di grandi idealità, mai venute meno neanche nei momenti più difficili della lunga storia del PSDI, ha ricoperto le più alte cariche all’interno del partito, a tutti i livelli, ed è stato espressione unica del significato più alto della politica. Egli, infatti, ha sempre considerato la politica come uno strumento al servizio della collettività e non si è mai prestato a logiche diverse da quelle dettate dai suoi valori. In un mondo in cui la politica è sempre più considerata strumento per il raggiungimento di fini esclusivamente personali, Gaspare Conforti era proprio un uomo di altri tempi, appartenente ad una storia gloriosa, ad un partito che ha partecipato ed ha contribuito alla ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra e non ha mai smentito o rinnegato questa storia. Con la scomparsa di Gaspare Conforti, se ne va una delle menti più lucide e lungimiranti della politica italiana e del PSDI. La Federazione Provinciale di Cosenza rimane orfana della sua colonna portante, convinta, però, che le sue idee rimarranno vive nelle persone che lo hanno conosciuto e stimato e saranno portate avanti da tutti i compagni di questa Federazione per onorarne la memoria.
Il Segretario Provinciale
Intervenendo, oggi a Roma, all’ Assemblea '' Verso il Partito della Nazione'' , organizzato dalla Costituente di Centro, Mimmo Magistro, Segretario Nazionale del PSDI ha dichiarato: “Il PSDI guarda con simpatia all’iniziativa di dar vita ad un nuovo soggetto politico che tenga vivo nel Paese il confronto culturale, la storia e le sensibilità dei partiti cattolici, laici e socialisti che hanno consentito all’Italia di poter assicurare oltre sessant’anni di democrazia e libertà. Noi siamo chiari e leali, siamo laici, ma non siamo stati mai anticlericali. Anzi, Saragat sosteneva che la socialdemocrazia affonda le proprie radici nell’etica cristiana. Il terzo polo – il Partito della Nazione – ha un senso solo se riaprirà le porte della democrazia, del dibattito, spento dalla folle corsa ad un bipartitismo senza coesione, senza cultura, messo in piedi a destra ed a sinistra con cinismo. Il PSDI è pronto ad aderire a un progetto in cui le storie e le culture dei cattolici e dei laici, socialisti democratici e liberali – che seppero nel dopoguerra allearsi per salvare l’Italia dal pericolo comunista – si ritrovino oggi a difesa di una nuova frontiera di democrazia per arginare la degenerazione egemone della “seconda repubblica” e difendere pluralismo e riformismo. Questa possibile unità deve comportare la costruzione di un soggetto politico nuovo in cui alle diverse componenti sia assicurata pari dignità e la cui costruzione passi dalle realtà locali, a partire da quelle, numerose e importanti, interessate al prossimo turno di elezioni amministrative. Credo sia stata una posizione chiara, sensata ed è in linea con i deliberati del mio Partito. Siamo attirati dalla prospettiva del Partito della Nazione, cioè “di una nuova casa politica aperta a tutti i popolari, i liberali, i moderati e i riformisti italiani che avvertono con preoccupazione il vuoto etico e politico sul quale si basa l’attuale sistema dei partiti”. La questione che oggi si apre è questa: far emergere comportamenti, atteggiamenti, parole, impegni, documenti, atti, fatti che possano rassicurare il PSDI circa la possibilità di continuare ad esistere e la “pari dignità” richiesta come condizione per partecipare alla Costituente di Centro, prevista per l’autunno ma il cui preludio, intanto, è l’impossibilità (dichiarata da Casini, che nei giorni scorsi ha spiegato le ragioni) di presentare un nuovo simbolo alle elezioni europee ed amministrative di giugno dando visibilità a chi si trova fuori dal recinto cattolico. Possiamo consentire che il nostro Parlamento continui ad essere indicato da due – tre persone, anziché eletto dai cittadini? Crediamo che ci sono le menti e i valori che ci possono tenere insieme. Dobbiamo solo darci delle regole, alla luce del sole. La Costituente deve uscire dalla meditazione e dalle mediazioni e trasferirsi nelle piazze. Se c’è bisogno di tempo, bene riconvochiamoci a fine giugno, per eleggere un coordinamento nazionale e affidiamo alle regioni il compito di fare altrettanto perché non sembri un’ iniziativa calata dall’alto. Abbiamo lavorato anche in questa settimana per tenere una posizione raccordata con quella delle componenti repubblicana, liberale e socialista interessate al processo di aggregazione nell’area centrista, anche se, al momento, questo impegno, non ha portato a definire insieme eventuali percorsi alternativi in vista delle elezioni europee. Se ci sarà la possibilità di garantire anche ad una piccola forza politica come la nostra, di poter tener viva la nostra comunita’ all’interno di un più grande contenitore di libertà e di democrazia, noi ci saremo. Vogliamo, però, sentirci parte della famiglia e non ospiti, sia pure nel rispetto dei numeri che in democrazia sono pietre. Se ci sarà pari dignità potremo fare fronte comune nelle elezioni amministrative dove le gelosie ed i timori dei pigri, non hanno consentito di mettere in piedi un rapporto serio e leale. Abbiamo solo qualche giorno di tempo per dare alle periferie i giusti input per far giungere la prospettiva di un grande progetto di rinnovamento politico organizzativo e morale. Saragat intervenendo ai lavori della Costituente del ’47 sostenne che: “I partiti politici sono lo strumento più efficace della volontà popolare se essi sono democratici. Questo è il criterio di discriminazione tra partiti democratici e partiti che non lo sono. La garanzia contro questo pericolo è rappresentata oggi, nella democrazia moderna, dalla pluralità dei partiti. Dove ci sono molti partiti c’è una specie di neutralizzazione di forze antagonistiche e di queste tendenze esclusivistiche; ma più che la pluralità dei partiti, a mio avviso, è nella funzionalità democratica, nella vita democratica dei partiti stessi che risiede la garanzia di vita della democrazia politica.” Il richiamo al riformismo del documento ci intriga parecchio, meglio se fosse al socialismo democratico. Non c’è riformismo se non si riconosce che il sistema dell’istruzione non risponde ai canoni di una civiltà moderna e alle esigenze dello sviluppo. Non c’è riformismo se non si riconosce che un Paese senza giustizia è destinato alla barbarie ed alla sopraffazione come regola nelle relazioni col potere pubblico e nei rapporti tra privati. Non c’è riformismo se la libertà del cittadino sui temi che riguardano esclusivamente la sua coscienza individuale non è il cardine di una visione democratica dello Stato. Saragat e De Gasperi condivisero tanti valori - e cattolici e socialdemocratici - per cinquant’anni hanno lavorato fianco a fianco, oggi possiamo ancora farlo dipende solo da noi.”
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