Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
Vi rimetto, in allegato, copia del Verbale della Direzione svoltasi il 19/05/2007 anche su mandato dei compagni Grieco, Tomassini, e Carta Jr., che lo sottoscrivono unitamente a me. Allego, altresì, per doverosa informazione, copia del provvedimento del Tribunale di Roma di rigetto di ricorso ex art. 700 da parte di D'andria nei confronti di Magistro e Grieco , depositato nei giorni scorsi. Invito cortesemente il compagno Colella a voler pubblicare sul sito ufficiale del partito copia dell'intero file perchè ne possano essere informati tutti i compagni. Grato per l'attenzione, invio cordiali saluti.
Mimmo Magistro
Cari Consiglieri, Presidenti dei Comitati, Amici della nostra Associazione, vi prego di acquistare il giornale "Libero" di domani. Il caso Speciale non si conclude con il dibattito al Senato. Le Istituzioni vanno difese. Domani alla galleria Alberto Sordi dalle ore 10,00 raccogliamo le firme di solidarietà. Accorrete numerosi e allestite tavoli in tutta Italia. Auspico una forte partecipazione. Il partito dei Socialdemocratici, che si sta riorganizzando su tutto il territorio nazionale, mi ha espressamente invitato a manifestare la sua solidarietà al Generale, dato che è nella tradizione di quel partito difendere le istituzioni e i valori su cui si basano. Oggi molti senatori hanno sottoscritto la nostra petizione. Al termine manderemo le firme raccolte al Capo dello Stato. Un saluto a tutti Antonio Pappalardo
Credo che con molta efficacia in questi giorni alcuni noti editorialisti su “La Stampa” e su “Il Corriere della Sera“ abbiano posto il problema di chiudere in via definitiva l’esperienza della cosiddetta “seconda repubblica”, se mai sia esistita e di “ ricominciare ” secondo le note di una famosa canzone di musica leggera di Adriano Pappalardo. Da tempo il vento dell’anti-politica – pur avendo caratteristiche diverse da quello che contribuì a spazzar via la Prima Repubblica – ha ripreso a soffiare ed ora si manifesta con grande intensità puntando in primis sullo squilibrio tra i costi e l’efficacia della politica che tende a rappresentare il principale motivo del malessere dei cittadini.
Tale situazione ha trovato eco anche nelle prese di posizione delle varie autorità confindustriali nelle assise che recentemente si sono celebrate. Forse andrebbe ricordato al nostro mondo confindustriale che non sempre hanno prodotto risultati felici gli appoggi dati a referendum di varia natura senza una visione generale di modifica degli assetti istituzionali e viceversa chiedersi se tali iniziative erano per avere una politica più forte o , meglio, partiti più deboli e quindi costruire un rapporto più forte contrattualmente con la politica. Pertanto, anche Confindustria non può tirarsi fuori dal gioco delle responsabilità come pure le altre componenti imprenditoriali e i sindacati dei lavoratori, cioè le parti sociali nel loro complesso.
Non vi è dubbio che il forte astensionismo emerso, in particolare alle elezioni Provinciali, nel voto amministrativo del 27-28 maggio è un ulteriore elemento che conferma la contrarietà degli italiani nei confronti del governo Prodi e della contraddittoria maggioranza che lo sostiene, ma che segnala il crescente, pericoloso distacco dalla politica nel suo insieme.
Le decisioni del governo PRODI nella vicenda che contrappone il Vice-ministro Visco ed il Comandante Generale della Guardia di Finanza, così come analogamente si era visto nei confronti del responsabile del SISMI nel caso Abu Omar, sono fatti assolutamente poco trasparenti che inducono ad una atteggiamento di scarsa fiducia nei confronti del Governo, ma che inducono a perplessità, se non chiaramente esplicitate, anche nei confronto di istituzioni demandate alla tutela delle garanzie democratiche e dell’eguaglianza di tutti i cittadini italiani. Se a queste si aggiungono le note relative alla sostituzione del direttore dell’Agenzia ANSA Magnaschi e sempre più si sprofonda nel baratro delle ipotesi di “ spoil system “ allargato che investe tutti i settori della società che non si adeguino ai voleri del potere dominante al momento e soprattutto, anche in questo caso, in un settore delicato quale quello dell’informazione.
Segnalare i privilegi della classe politica, le dimensioni abnormi di una “macchina” che si è fatta nomenclatura, le storture e le inefficienze delle amministrazioni pubbliche, è opera meritoria nella misura in cui alla denuncia si accompagnano proposte tese a ridare ruolo e dignità alla politica, non a propagandarne qualunquisticamente l’inutilità. Tale fenomeno, in realtà cela un ben più grave e strutturale problema: quello di un sistema politico ormai incapace di definirsi se non in contrapposizione all’avversario e che non è in grado di produrre governabilità, la materia prima di cui l’Italia ha più bisogno. Per questo, dobbiamo ripartire dalla Assemblea Costituente.
Come già prospettato più volte in passato, dobbiamo ribadire con forza la necessità di chiudere definitivamente, e prima che qualche forza esogena faccia supplenza, la fallimentare stagione della “ cosiddetta Seconda Repubblica “ e di aprire il cantiere della Terza Repubblica attraverso il più alto passaggio istituzionale possibile – l’Assemblea Costituente – e la riforma della legge elettorale, avendo come obiettivo la costruzione di un sistema politico che ridisegni partiti e coalizioni sulla base delle idee per il progetto di una nuova Italia e non più sul logoro schema destra-sinistra e, peggio ancora, su quello pro o contro Berlusconi. Il sistema che potrebbe consentire sia le aggregazioni che la governabilità potrebbe essere quello di tipo tedesco. I riformisti del centro-sinistra devono avere un sussulto d’orgoglio e riappropriarsi della loro funzione, chiudendo al più presto l’esperienza di questo Governo e ripensando l’idea di un Partito Democratico che deve porsi preventivamente in modo chiaro e preciso il problema del confine a sinistra, della sua cultura di governo e la sua collocazione nel panorama degli equilibri politici europei.
Nel contempo, i moderati del centro-destra devono uscire dal vetusto quanto inutile dibattito sulla leadership, ed aprire concretamente la strada ad un esecutivo di Grande Coalizione, premessa indispensabile per un cambiamento condiviso delle regole di voto, per la convocazione della Costituente con l’obiettivo di ridefinire la nostra pletorica architettura istituzionale e per fare alcune scelte di natura strutturale finalizzate ad aiutare il Paese a uscire dal declino. Chi crede sia possibile transitare dalla attuale “ democrazia degli infelici “ ad una prospettiva diversa che preveda una soluzione nella quale il cittadino si senta meno povero e indifeso, e che superi il covato malessere impastato di impotenza, vuole credere in un sogno di futuro, anche se nessuno sa proporglielo e allora finisce per sfogare la sua rabbia in un voto che castiga i detentori momentanei del potere. Bisogna quindi affrontare con determinazione volontà risolutiva almeno i seguenti urgenti problemi: a - aumentare lo stipendio ai bravi e ridurlo ai lavativi; b - controllare il territorio dello Stato senza lasciarne intere zone alle mafie e agli immigrati clandestini; c – rendere la scuola e la sanità pubbliche più efficienti e selettive; d - ridurre il debito dello Stato, la burocrazia borbonica e i costi della politica; e – ridurre le emissioni inquinanti ed in questo ambito riconsiderare se giusta la scelta dell’abbandono dell’energia nucleare; f – risolvere i conflitti di interesse; g – eliminare e/o quantomeno ridurre a livello fisiolofigo l’evasione fiscale; h – reintrodurre l’etica nella politica; i – ridefinizione dei rapporti tra sfera giudiziaria e sfera politica; Per la soluzione di detti problemi devono essere pienamente corresponsabilizzate le organizzazioni sindacali dei lavoratori, che a loro volta devono essere disponibili ad affrontare le seguenti questioni fondamentali:
a – corrispondenza della rappresentanza alla reale adesione singola di ogni lavoratore; b – accettare l’applicazione degli artt. della Costituzione che li riguardano e/o procedere ad una loro modifica; c – accogliere in via di principio che il merito non può essere discriminante negativa nella valorizzazione del lavoro. d - la valorizzazione del lavoro deve consentire di affrontare in termini moderni ed innovativi la struttura del “welfare state“. Sono questioni che apparentemente non sono considerate né di destra né di sinistra, ma sono problemi che sono stati affrontati e già ampiamente risolti dalle socialdemocrazie europee. Pertanto, anche in Italia si devono affrontare e risolvere in via prioritaria i suddetti problemi per rendere credibile la politica.
Il passaggio fondamentale è quello di creare un sistema fondato su regole democratiche, sia scritte che di prassi e non da occasionali e momentanee determinazioni che consentono a chi più è spregiudicato e a chi detiene transitoriamente un potere effimero, e non reale, di prevalere sull’altro. Se così sarà, ancora continuerà la crisi della politica che finirà col paralizzarci, impedendo alle forze sane e produttive di prevalere su quelle parassitarie e demagogiche.
Pertanto, bisogna abbandonare vecchi e stantii meccanismi di creazione del consenso che corrispondono ad una organizzazione che vede la pubblica amministrazione quale erogatrice di sostegno ad esclusivo scopo assistenzialistico, bensì guardare ad un sistema garante dei diritti dei cittadini e che obblighi contestualmente al rispetto dei doveri in eguale misura e che trovi un supporto nelle parti sociali relativamente alla tutela e alla contemporanea disponibilità ad affrontare la questione del lavoro come elemento fondamentale e centrale della società sia in termini quantitativi che qualitativi.
I socialdemocratici non possono stare ancora in contemplazione di questo o quel risultato elettorale più o meno rilevante, ma devono guardare a questi obiettivi puntando a trovare le alleanze necessarie per risolvere questi passaggi fondamentali ed indispensabili per le prospettive di modernizzazione della nostra Italia.
Le percentuali che si registrano nelle varie tornate elettorali del PSDI, benché significative localmente, risultano complessivamente minime e quindi espressione di una testimonianza, ma non di una forza politica vera nella sua accezione generale.
La capacità di reagire e di ritrovarci come uomini uniti da un pensiero che SARAGAT ha avuto la forza ed il coraggio di nobilitare è stata ampiamente dimostrata in questi ultimi anni ed i risultati conseguiti, determinanti ai fini della costituzione del governo PRODI, sono esclusivo impegno politico ed economico personale dei singoli militanti, ai quali va riconosciuto questo grande merito. L’appoggio a PRODI per il successo elettorale deve considerarsi un capitolo chiuso ed è necessario, invece, in futuro guardare esclusivamente agli interessi dell’Italia nella sua interezza restando coerenti con i principi della socialdemocrazia europea e rispettando il pensiero di Giuseppe SARAGAT.
Oggi prevalente deve essere l’interesse ad operare per creare una aggregazione che porti da una costituente di tutti coloro che si riconoscono nel pensiero socialdemocratico e giunga ad una unione e/o federazione e/o convergenza di tutte quelle forze che si riconoscono nel PSE. Chi guarda all’indietro perseguendo battaglie di retroguardia di natura esclusivamente simbolica e spesso ricorrendo alle aggressioni ed alle demonizzazioni ha scelto di rimanere al livello dei “giapponesi ancora dispersi nelle isole del Pacifico a continuare la seconda guerra mondiale” e , pertanto, non possono rappresentare alcuna prospettiva politica.
Il Presidente del Consiglio Nazionale del PSDI Alberto TOMASSINI
Sorvolando sul chiacchiericcio di piccolo cabotaggio che ruota attorno alla tornata elettorale, qui e adesso sento di dovere svolgere qualche riflessione sulle ragioni che hanno indotto noi del partito del sole nascente e la compagine Unità Socialista a partecipare alla competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Jesi con la lista “Laici, Liberali, Socialisti” e, poi, ad apparentarci, in vista del ballottaggio, con la coalizione di centrosinistra guidata dal Sindaco uscente Fabiano Belcecchi. La prima ragione è stata quella di dare concretezza, seppure localisticamente, al progetto che ha avuto in Bertinoro la sua culla e in personalità del calibro di Lanfranco Turci, Peppino Caldarola, Emanuele Macaluso, Enrico Boselli e via cantando i suoi ispiratori. Un progetto teso a creare in Italia, all’indomani della nascita del Partito Democratico, giammai alternativamente ad esso bensì concorrente e dialogante, un vasto polo socialista, liberale, laico, riformista, democratico capace di imprimere la corretta accelerazione al processo modernizzatore del paese. Ritengo che il risultato elettorale conseguito pari al 2,84% sia soddisfacente – soltanto una manciata di voti non ci ha consentito di guadagnare un seggio in Consiglio - e premiante dal punto di vista della buona accoglienza che l’elettorato ci ha riservato. Senza volere peccare di immodestia, mi piace affermare che avevamo visto giusto. Le ragioni, invece, che stanno alla base dell’apparentamento con la coalizione capeggiata da Fabiano Belcecchi sono di duplice portata. Intanto, è da dire che questa è la forza politica autenticamente di centrosinistra presente a Jesi. Dunque, soltanto con essa ci si poteva ragionevolmente rapportare nella prospettiva di realizzare l’accordo politico-amministrativo, effettivamente raggiunto alla fine di un’estenuante tour de force. Di conseguenza, avere avuto accolti nel programma di mandato l’articolata serie di proposte che conviene riportare, seppure sommariamente, cioè:
a) Realizzazione di un nuovo asse stradale che colleghi le zone residenziali poste a Nord e al Centro della città con l’uscita ad Est;
b) Interventi sul PRG in materia di perequazione, di compatibilità tecnico-economica e di edilizia sociale;
c) Intervento mirato alla riduzione delle spese correnti del Comune;
d) Riconsiderazione della opportunità di mantenere alcune figure di alti dirigenti della P.A. legata al rapporto costi-benefici;
e) Interventi mirati a ridurre l’ICI sulla prima casa;
f) Interventi volti ad incentivare l’acquisto della prima casa alle giovani coppie;
g) Riqualificazione del Corso Matteotti, del centro storico, dei borghi principali;
h) Realizzazione di un nuovo parcheggio in prossimità del Montirozzo ed ampliamento di quello “Zannoni”;
i) Iniziative in favore delle fasce più deboli della popolazione, degli anziani e delle famiglie con persone diversamente abili.
Dunque, la disponibilità dimostrata dal Sindaco Belcecchi e l’orientamento verso una rinnovata stagione politico-amministrativa che dia la precedenza assoluta alla necessità di attenzionare massimamente la città di Jesi, proiettandola verso un futuro più promettente, e il dovere di porsi al servizio dei suoi cittadini saranno il viatico che porterà alla vittoria Fabiano Belcecchi e con lui tutti noi che lo sosteniamo convintamene e seriamente.
*Segretario Regionale P.S.D.I.
I giorni impegnati negli estenuanti incontri con i cittadini hanno messo in evidenza il loro disagio e il loro malumore nei confronti del governo che è distante dai problemi della quotidianità e non riescono a capire perchè i rappresentanti del centro sinistra persistono nella loro litigiosità, ambiguità e coercizione invece di risolvere tutti i problemi che sono propri del loro DNA. Il conflitto di interessi,la riforma elettorale per correggere la PORCATA,la riduzione dei privilegi,la sospensione cautelativa dalle liste elettorali degli indagati,la cancellazione dalle istituzioni dei pluricondannati,la mancanza di autorità nel fare capire ai cittadini che oltre ai diritti esistono i doveri,la totale incapacità di informazione sulla loro appartenenza alla Comunità Europea e sulla necessità che il suo parlamento sia costituito da un governo forte che abbia pieni poteri nel campo degli esteri,della difesa e possa mettere d'accordo tutti i paesi componenti sulla"piaga dell'immigrazione",che toglierebbe il "deterrente" ai partiti e movimenti populisti "che cavalcando i leggittimi sentimenti di paura riescono ad ottenere risultati elettorali "bulgari". La lettura dei risultati del NORD ci notiziano della disaffezione dell'elettorato del centro sinistra che ha voluto penalizzare il Partito Democratico che assomiglia ad una somma algebrica fra i due più "numerosi" piuttosto che "un corpo federato" con il rispetto delle disuguaglianze ideologiche. Non ha stravinto il centro destra ha demeritato il centro sinistra, punito da un gravissimo astensionismo! Un esempio macroscopico di grande miopia è rappresentato dai risultati del vicentino! A Vicenza il governo ha sbagliato,deliberatamente e con sorda caparbietà, non ascoltando le giuste lamentele della popolazione, avallando le decisioni della Cdl, responsabile insieme alla lega nord (sindaco e provincia) ed è stato punito con l'astensionismo di un cittadino su tre,decretando la vittoria bulgara di chi in effetti doveva essere punito. A mio modesto parere non esiste un problema nord, ma la mancanza di credibilità di chi dovrebbe difendere gli interessi della media e bassa borghesia. La vittoria del centro destra è stata "sentenziata" dagli operai, dai pensionati, dai piccoli imprenditori onesti e laboriosi. I soloni della politica Schifani,Cicchitto,Bondi,Formigoni,Fini, Maroni,Calderoli,La Russa con il GRANDE ANFITRIONE possono cantare vittoria grazie all'ingenuità e litigiosità del centro sinistra. Il governo adesso,più che mai,ha l'OBBLIGO di fare autocritica, rinserrare le fila,chiedere la responsabilizzazioe di tutti i suoi componenti ed il dovere di rispondere con PROVVEDIMENTI urgenti alle manchevolezze emerse dal disagio e amarezza della gente. Se ciò non dovesse avvenire e dovesse continuare la "testarda volontà" di occuparsi UNICAMENTE del (già abortito) PD a detrimento dei desiderata dei suoi elettori, ci ritroveremmo con un nuovo governo di centro destra che tanti danni ha provocato nei GANGLI NEVRALGICI della politica nazionale,europea ed internazionale. Noi siamo un piccolo partito con GRANDISSIMI IDEALI e dobbiamo continuare a VIVERE con onestà,lealtà e lungimiranza,e rioccupare quel ruolo che ci compete nel vasto scenario europeo che a breve si realizzerà. Cari compagni l'attuale situazione politica ingarbugliata ci deve spronare per intraprendere la giusta via per una vera grande rinascita.
Ciro Tinè
Segretario Provinciale di Treviso
Anche quest’anno l’11 giugno 2007 si è svolta la tradizionale commemorazione della scomparsa del Presidente Giuseppe SARAGAT presso la cappella di famiglia nel Cimitero Monumentale del Verano in Roma con la deposizione di fiori per onorarne la memoria. Al ricordo ha partecipato anche la Fondazione Turati con il suo Presidente sen. Antonio Cariglia, nonché Presidente onorario del PSDI, inviando un pensiero floreale. Il PSDI era rappresentato dai compagni della Direzione Nazionale Alberto TOMASSINI, Presidente del Consiglio Nazionale, e Alfonso VENTURA, in rappresentanza di tutti i dirigenti e compagni di Puglia, oltre ad una delegazione di dirigenti e militanti del PSDI di Roma e del Lazio. Alla cerimonia ha partecipato il compagno on. Antonio PAPPALARDO. Alla presenza della figlia di Giuseppe SARAGAT il compagno Alberto TOMASSINI in rappresentanza dei dirigenti Nazionali del PSDI, il Segretario on. Giorgio CARTA e i Vice-Segretari GRIECO Giovanni e MAGISTRO Domenico, ha brevemente motivato le ragioni della celebrazione del 19° anniversario della scomparsa del fondatore del Partito assumendo l’impegno di svolgere una efficace opera di convincimento dell’Amministrazione Comunale di Roma e del Sindaco Veltroni affinché la memoria di tale personalità non sia più affidata ad un lontano e disperso viadotto dell’ultraperiferia romana, ma sia rivolta ad una significativa presenza in luogo e/o struttura di rilievo cittadini, così come tale attenzione dovrà essere rivolta anche agli altri due Presidenti della Repubblica denominanti tratti contigui di viadotto. Il compagno Alberto TOMASSINI dopo aver svolto bandiera del Partito la ha ripiegata e idealmente consegnata al fondatore del socialismo democratico in Italia, nonché precursore in Europa di tale identità politica, ritenendolo unico depositario di quel simbolo e chiedendo contemporaneamente scusa per quei comportamenti che hanno consentito ad alcune persone nel corso degli ultimi mesi, , sia pur brevissimamente, di fregiarsi temporaneamente del simbolo utilizzando metodi che nulla hanno a che vedere con la prassi democratica e la tradizione del socialismo democratico. Inoltre, è stata ribadita la volontà a far si che la utilizzazione del simbolo e della bandiera rimanga circoscritta esclusivamente alle manifestazioni che ricordino l’opera e la vita di Giuseppe SARAGAT.
Roma, 11 Giugno 2007
Ai Vicesegretari Nazionali G. Greco e M.Magistro
Cari Giovannino e Mimmo, ho ricevuto la lettera con le determinazioni della direzione. Apprezzo e ringrazio per gli attestati di stima. Il ripristino della legalità ed il senso di responsabilità mi inducono a non reiterare le dimissioni a condizione che si giunga rapidamente al congresso onde definire linea politica ed assetti organizzativi.La direzione dovrà dare esecuzione alle norme deliberate e procedere agli adempimenti congressuali.Intendo assumere la funzione di garante nei confronti di tutti nella speranza che cessi questa ventata di follia che ha portato tante dolorose lacerazioni. Invito pertanto tutti al massimo impegno per giungere entro settembre alla conclusione del congresso. Vi invito altresì a verificare con i compagni una data utile per convocare quanto prima la direzione.
Cordialita’
Giorgio Carta
Disposizioni in materia di tutela del diritto all’oblio dei soggetti sottoposti a procedimento penale. Clicca qui per scaricare il documento.
Conclusa la tornata elettorale delle elezioni amministrative,con buoni risultati per il Partito,credo giunto,se non superato,il momento di affrontare temi politici nazionali di indubbia importanza.
Con una politica che sembra andare più veloce di noi,in un quadro generale di continuo e contraddittorio mutamento,il Partito non si può più permettere di guardare ed aspettare l'evolversi deglio eventi.
Credo a tutti evidente che il PSDI,nella attuale situazione,a nulla può aspirare se non a risultati locali legati più a vicende particolari che non ad una evoluzione del quadro politico.
Una legge elettorale in arrivo e le indubbie e conosciute difficoltà economiche e di comunicazione,senza dimenticare la evidente volontà di altre forze politiche di concederci solo comparsate, non sembrano certo un buon viatico per una nuiova crescita e per una reale autonomia nel panorama politico nazionale.
Non occorre dimenticare inoltre la necessità di una semplificazione della politica e di un recupero del rapporto cittadini-politica che appare quanto mai compromesso.
In un quadro non certo esaltante ed in riferimento ai progetti che vengono presentati,PD e Costituente Socialista,credo opportuno che il PSDI prenda posizioni concrete.
Scelte in cui la parola autonomia sembra più una chimera realizzabile localmente che una realtà.
E' anche vero che grande confusione e grandi limiti sembrano appartenere sia al progetto del PD che a quello della Costituente Socialista.
Costituente chew ad oggi appare più come un tentativo di aggregare frazioni che non un progetto politico che,azzerando il quadro esistente,possa ritrovare contenutio e valori per la riapertura di un dialogo con la società.
Dialogo per troppo tempo eluso nel tentativo di recupero di un passato che era ormai solo storia.
Non meno confuso il futuro del PD,poco compreso e poco amato,che paga anche lo scotto di cercare di crescere all'ombra di un governo deludente e contraddittorio.
Anche qui pochi contenuti e poche idee se non legati ad operazioni getsionali e di vertice fatte dai soliti noti.
Farebbe bene alla crescita del PD una vera fase costituente e forse la crescita in un momento di opposizione per evitare di portarsi le contraddizioni del potere.
Personalmente escludo ogni forma di possibile collusione con la sinistra radicale ritenendo che questa debba sciogliere il nodo tra l'essere forza di governo o forza antagonista.
Credo però che il Partito debba tracciare una sua linea per non rischiare di essere di nuovo ospite in un secondo momento.
Non credo più rinviabile un Congresso Nazionale e spero terminata quella fase di conflitto interno che ci impedisce di far politica.
Paolo Bigliocchi
Partito Socialista Democratico Italiano
DIREZIONE NAZIONALE
Roma , li 20 Giugno 2007
Ai componenti la Direzione Nazionale PSDI
Oggetto: convocazione Direzione Nazionale PSDI
Cari compagni, la Direzione Nazionale del Partito è convocata per le ore 22.00 di venerdì 29/06/2007 in prima convocazione e per le ore 12.00 di sabato 30/06/2007 in seconda convocazione, in Roma, presso i locali dell’AIC (Associazione Italiana Coltivatori), Via Torino n. 95 , con il seguente o.d.g. :
1. comunicazioni del Segretario Nazionale;
2. dichiarazioni di decadenza e di perdita di qualità di iscritto in applicazione dell’art. 17 , II comma dello Statuto;
3. modifiche statutarie;
4. conto consuntivo 2006 e bilancio di previsione 2007. Provvedimenti conseguenti;
5. relazione Commissione d’indagine sul tesseramento. Provvedimenti conseguenti;
6. tesseramento 2007;
7. convocazione Congresso Nazionale;
8. approvazione Norme congressuali;
9. nomina Commissione Nazionale di Garanzia;
10. sede legale PSDI – modifica;
11. varie ed eventuali.
Fraterni saluti.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
On. Giorgio Carta
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