Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
Caro Giorgio,
ho molto apprezzato la tua lettera a Bruno Vespa, che se pur contenuta nei toni non gli fa nessuno sconto sulla grave offesa alla memoria d’un uomo politico, al quale tutti noi dobbiamo la conquista della libertà di esprimerci. Certo, di questa libertà non tutti hanno usufruito, C’è stata sciatteria dell’intellighenzia nazionale che ha lasciato che una sola parte ideologica usufruisse di tale libertà, al punto da creare il modello della comunicazione di regime. Il regime nella sua strutturazione formale non si è mai instaurato, ma la sua cultura è stata pervasiva e, come vediamo, persiste in tutte le occasioni. Alcuni in questi ultimi tempi, penso a Giancarlo Pansa ed a qualche altro, tenta operazioni revisionistiche, ma tranne che essere spinto nella marginalità, altro risultato non ottiene. D’altronde, non è una novità nel nostro Paese. Basti pensare che solo cogliendo qualche rigo, qualche mezzo rigo tra molti libri di storia riusciamo ad oltre un secolo e mezzo di distanza a vedere problematicamente gli intrecci tra apertura del canale di Suez, diplomazia dei poteri forti britannici, massoneria, ecc.e la spedizione dei Mille e poi la Francia e Teano. Peraltro, anche tu ricorderai che nella nostra giovinezza vedevamo atteggiarsi ad anticonformisti tanti nostri coetanei indottrinati dal pensiero unico, che sputavano sentenze con spocchia, lucrando sull’aurea mistica de “Il capitale” (ne conoscevano la copertina), mentre l’intellettualità raccoglieva premi letterari e cattedre universitarie a gogò omologandosi al potere sparlandone, nella assoluta disattenzione di chi doveva dare spessore culturale a ciò che la storia suggeriva. Oggi ci si meraviglia che un libro denunzia come “La casta” serva solo a dare un po’ di notorietà e danaro agli autori. Il resto è silenzio. Anche noi abbiamo le nostre responsabilità. Saragat capì il suo tempo, aveva un pensiero e riuscì a storicizzarlo. Dopo, anche nel nostro ambito, il pragmatismo dell’utile momentaneo ha sempre visto con sufficienza ogni tentativo di fra capire che nella vicenda sociale e politica non si pensa una volta per tutte. Il mondo cammina ed il pensiero deve rincorrerlo, almeno quando non lo anticipa. Saragat ci doveva essere da esempio. Noi non lo abbiamo seguito. Abbiamo creduto che la summa del suo pensiero ci chiudesse nella religione del “Libro”, mentre il modello produttivo e sociale cambiava e noi ci attardavamo sul compromesso socialdemocratico, che, certo, aveva introdotto elementi di giustizia sociale nel capitalismo della società industriale, ma che era parimenti inadeguato per i nuovi rapporti di produzione/lavoro, per la società umana avviata dal transistor. Almeno da trent’anni avremmo potuto aggiornare il pensiero politico di Saragat adeguandolo ai nostri tempi. Non l’abbiamo fatto e, forse, anche così abbiamo oscurato i meriti di Saragat, che prima furono interessatamente misconosciuti, oggi appaiono un segno del passato, che giustifica oblii e sciatterie. Caro Giorgio, ti sono grato e con me penso tanti altri, delle tue puntualizzazioni sullo scritto di Vespa, pur dovendogli riconoscere che lo stile giornalistico, anche se tradotto in libri, richiede attenzione su ciò che “fa notizia” e la socialdemocrazia di stampo saragattiano non fa più notizia. Non lo fa da quando, ricorderai, diventammo “il partito degli Assessori” e chi di noi affacciava qualche tema di filosofia politica trovava qualcuno compiacente che l’ ascoltava pensando ad altro e molti che lo richiamavano al conteggio delle tessere, agli organigrammi, ai manuali Cencelli di ogni livello istituzionale e così via. Ai nostri giorni, come ben sai, proprio niente è cambiato. Comunque, caro Giorgio, mi complimento per il tuo atto di orgoglio, che riscatta anche il nostro silenzio, la nostra incapacità di rivendicare almeno i meriti storici di Saragat, se non pure quelli di quanti di noi lo seguimmo nonostante le ironie ed i dileggi, che segnavano i nostri sforzi di posizionarci con dignità dinanzi ai ruoli pubblici che ricoprivamo.
Grazie, affettuosità
Napoli 3 gennaio2008 - Giovanni Grieco
Ill.mo Sig. Presidente,
noi socialdemocratici abbiamo cercato, nel breve passato, di aprire con Lei un dialogo politico non inteso nella ricerca di una raccomandazione per qualche incarico istituzionale ma in una partecipazione propositiva di intenti per un miglioramento dell’andamento politico nel quale notavamo delle crepe. Abbiamo ricevuto da Lei e dal Suo Partito, con il quale abbiamo sottoscritto un patto federativo attraverso l’on. Nappi e Fassino, solo prese in giro che sono servite a farci capire nel tempo che da noi socialdemocratici avevate bisogno solo dei voti e nulla delle nostre idee ed esperienze che tanti compagni, anziani e giovani che siano, potevano proporle. Oggi, alla luce di quanto sta accadendo e stiamo vedendo a Napoli, sono triste per Lei ma consapevole e d’accordo su quanto detto dal Ministro Antonio Di Pietro che Lei si FACESSE DA PARTE per il bene di Napoli e di tutta la Campania.
Antonio Marra
Il dibattito sulle due leggi 40 e 164 sull'aborto e ricerca delle malformazioni nell'ovulo fecondato deve coinvolgere il partito e la coscienza di ognuno di noi.Il ministro Livia Turco propone una modifica della legge 40 a favore di una sana procreazione e il mantenimento della 164 in quanto legge equilibrata.Sono posizioni a mio modesto avviso condivisibili nell'ottica di uno stato laico e neldiritto di libera scelta della donna.NO a posizioni di moratoria SI ad accettare i nuovi confini della scienza e dell'etica.
F.TO GIUSEPPE D'AMBROSIO responsabile settore sanita.
di Vittorio Verderosa
Caro Segretario,
dopo aver letto le Vostre chiare e ragionevoli considerazioni fatte a proposito del possibile intervento (improbabile) del Ministro degli Interni nella Regione Campania e sul dimezzamento degli stipendi,è con immenso piacere che vi mando questa mia lettera,in quanto sono sicuro che anche Voi prenderete in conto queste mie considerazioni. La legge n.97 del 1994 recante misure a sostegno dei piccoli Comuni di montagna nel suo articolato prevede forme di incentivi alle famiglie che vivono in montagna e soprattutto misure economiche e chiare per quanto riguarda il costo di carburanti o energie di primo consumo familiare. Una legge che in questi 13 anni non ha trovato nessuna forma di applicazione da parte dello Stato e delle Regioni italiane. Nonostante le belle parole la montagna italiana vive una situazione di abbandono incredibile, come dimostrano tragicamente i numeri di una desertificazione demografica inarrestabile. A dimostrarlo sono le bollette di luce, acqua e gas, che hanno raggiunto limiti insopportabili per i già magri bilanci familiari. Il riscaldamento per casa è un costo aggiuntivo di notevoli dimensione pe rché in montagna a differenza delle realtà di pianura o costiere, bisogna accendere prima gli impianti con un costo aggiuntivo di oltre 2000 euro all’anno. Per non parlare del pendolarismo imposto alle famiglie per quanto riguarda scuola, servizi sanitari e tutto quanto è scomparso nei piccoli centri, costringendo le persone a muoversi con costi molto alti che gravano sul bilancio familiare. Tutto questo nonostante le piccole comunità di montagna sono sempre più luoghi di produzione di energia da fonti rinnovabili tra cui,eolico e fotovoltaico,che irrimediabilmente deturpano le colline del luogo e le centrali turbogas,le quali da quanto emerge da un nuovo studio dell’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività,sono altamente inquinanti e pericolose per la salute dell’uomo. Questo non interessa alla politica italiana e in particolare alla politica della Regione Puglia,che a differenza della Regione Basilicata applica ulteriori aumenti sui beni di prima necessità,come dimostra l’approvazione del nuovo bilancio del 2008. Infatti il presidente della Regione Basilicata ha proposto un provvedimento politico finanziario per il prossimo triennio in cui verranno ridotti i costi della bolletta del gas del 15% per le famiglie Lucane.Il provvedimento è giustificato dagli introiti dell’estrazione del petrolio in Basilicata.A fonte di ciò io chiedo,come mai gli introiti dei vari parchi eolici ,delle centrali turbogas,dei parchi fotovoltaici, non danno gli stessi vantaggi economici alle famiglie dei piccoli Comuni di montagna? Ma danno solo vantaggi ai singoli proprietari dei terreni dove vengono messi gli impianti. Qesta mia considerazione scaturisce da un malessere comune che ci stà portando con troppa rabbia verso la mancanza di rispetto e fiducia nelle istituzioni,spero quanto prima di rivolgermi verso i miei figli e insegnare loro che viviamo in un Paese dove la libertà,la democrazia e l' uguaglianza dei diritti e dei doveri dei cittadini sono effettivamente alla base del nostro Stato.
Sull’emergenza rifiuti in Campania, interviene il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro per il quale “Bassolino e Jervolino farebbero bene, per dignità, a rassegnare le dimissioni per l’ormai dimostrata incapacità a combattere le cosche che si nascondono dietro all’emergenza rifiuti. In assenza di tali salutari dimissioni il Ministro degli Interni Amato – peraltro “coperto” dai continui opportuni richiami ed allarmi del Capo dello Stato - dovrebbe finalmente dimostrare di non essere - come qualcuno tenta di dipingerlo - un debole, ma dovrebbe avere la forza di sciogliere il Consiglio Regionale e quello Comunale, per manifesta incapacità”.
MAGISTRO(PSDI): LE TASSE UCCIDONO IL PAESE.
IL CASO DELL’IMPRENDITORE BARESE CHE SI È DATO FUOCO PER DIFFICOLTÀ ECONOMICA
Commentando il suicidio dell’imprenditore barese, il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro, ha dichiarato: “Il suicidio dell’imprenditore barese in difficoltà economica, che si è dato fuoco, dovrebbe imporre una seria e non demagogica riflessione sui cosiddetti poveri, o, se si vuole, cosiddetti ricchi. Non siamo né tra chi tifa Prodi per il quale in Italia va tutto bene, né tra i fans di Berlusconi, che disegna un Paese fermo nella melma. Siamo, invece, convinti che tra i presunti poveri si annidino tanti evasori, piccoli e grandi, e che tra i cosiddetti poveri ci siano categorie a reddito fisso e pensionati che hanno visto ridursi e, in alcuni casi, dimezzarsi i propri redditi netti da tasse ed imposte, dirette ed indirette, di Stato, Regioni e Comuni. Basti pensare alla crescita esponenziale del prezzo della benzina o ai parcheggi a pagamento, prima presenti in poche strade dei grandi comuni per permettere il turn over delle auto e che ora è diventato un vero e proprio “pizzo” pubblico autorizzato. E’ ora di smetterla di considerare i cittadini con redditi lordi a 28.000 euro (netti a 1.500 euro) tra i ricchi e si faccia in modo, al contrario, di invogliare la gente ad avere qualche ambizione per un futuro migliore, creando più posti di lavoro stabili e redditi più alti a tutti, lasciando che sia l’assistenza ad interessarsi, in maniera seria e credibile, dei veri poveri e non di chi finge di essere tale. Le rassicurazioni di Prodi sull’intervento del Governo ci tranquillizzano. Però faccia attenzione perché rischia di scottarsi se alle parole non seguiranno i fatti”.
Gentile dottor Vespa,
La ringrazio per la cortese risposta. Al riguardo, Le riferisco di avere telefonicamente letto il ritratto dal Lei dedicato a Saragat ad Ernestina Santacaterina, la quale mi ha assicurato che avrebbe acquistato il libro, perché interessata a tutti gli scritti che riguardano il padre. Se avrò un giorno modo di incontrarLa, Le riferirò anche i commenti espressi al riguardo dalla signora. Per parte mia, non ho nulla da eccepire su quel testo e non a caso ho usato il termine distrazione nel commentare la Sua affermazione contenuta nella pag. 243 del libro, non attribuendo alcuna malizia a questa svista. Non altrettanto si può invece dire per l’omissione pervicace e dolosa perpetrata da una stampa e da una cultura egemonizzate da quelle parti politiche che non hanno mai mandato giù il fatto che la storia avesse dato ragione a Giuseppe Saragat. Ecco perché mi permetto di osservare che la Sua odierna affermazione per cui «Saragat avrebbe potuto benissimo stare in quell'elenco», seppure migliorativa di quella precedentemente stigmatizzata, appare comunque riduttiva del ruolo politico e culturale di un grande pensatore e statista che, piuttosto, «avrebbe dovuto» collocarsi nell'elenco da Lei stilato.
Con rinnovata stima,
Giorgio Carta
Caro onorevole,
se non riesco a rispondere a molte lettere - e me ne scuso - è perchè i miei impegni (e la mia disorganizzazione) non mi lasciano il tempo per farlo. La ringrazio comunque per la Sua cortese telefonata e Le confermo quanto le ho detto a voce. Saragat avrebbe potuto benissimo stare in quell'elenco. Se debbo cercare una scusante, la trovo nel fatto di avergli dedicato un lungo ristratto familiare in cui è ampiamente riportata anche la sua vita politica. Per quanto riguarda la distinzione tra giudici e pm, mi sorprendo dell'errore che Lei giustamentre mi rimprovera. Credo di essere tra i pochi giornalisti sempre attenti alla distinzione, se non altro perchè ho una moglie magistrato (sempre giudice, mai pm...).
Auguri cordialissimi.
Bruno Vepa
Cortese dr Vespa
Ad ogni Natale mia figlia mi regala un libro. Anche quest’anno ha optato per una delle sue ricorrenti fatiche intellettuali. Ho sempre letto i suoi scritti con piacere apprezzandone il periodare scorrevole e le tante notizie,sempre documentate, che non scadono mai nel pettegolezzo anche quando trattano di argomenti un po’ frivoli e di intimità interpersonali. Sono rimasto pertanto basito nel leggere, a pag. 243 del “L’Amore ed il Potere”un’affermazione che riporto integralmente: “Nel secolo scorso,il socialismo Italiano ha avuto soltanto tre autentici leader :Filippo Turati, Pietro Nenni, Bettino Craxi, affermazione sicuramente non all’altezza della Sua fama di attento osservatore politico della storia del nostro Paese.
Sono sicuro si sia trattato di una distrazione politica e non culturale,tenuto conto,e sono certo che a Lei non sfugge,che Giuseppe Saragat è stato non solo il fondatore del PSDI, ma anche uno degli intellettuali che hanno elaborato i fondamentali principi politico-filosofici del socialismo europeo. Ha interpretato l’umanesimo Marxista nella maniera più autentica, ricollegandone anche i punti di contatto con il pensiero di Piero Gobetti, dando cosi ragione dei legami tra liberalismo e socialismo che costituiscono la base dottrinaria della Socialdemocrazia .Ha confutato la lettura dello Stato Hegeliano che Giovanni Gentile dava nel tentativo di fare del Fascismo una proposta politica culturalmente accettabile.
Lei sa meglio di me che Giuseppe Saragat è noto nel mondo intellettuale Europeo e tra gli storici non tanto per essere stato presidente della Costituente e della Repubblica ,ma per essere stato unomassimi esponenti della cultura socialista mondiale. Ha avuto il torto di aver intravisto con sessanta anni di anticipo le distorsioni del comunismo,e di aver rappresentato la coscienza critica di quanti poi si sarebbero,gareggiando,dichiarati socialdemocratici. Da qui l’assordante silenzio della cronaca, quando si parla di riformismo socialista, sulla figura di Giuseppe Saragat. Ma di ciò si farà carico la Storia.
Cortese dottor Vespa, ho avuto modo di iscriverle in occasione della pubblicazione di un altro Suo Libro, dove i PM venivano chiamati giudici. Le facevo presente che tale impropria denominazione, vista anche la vasta diffusione dei Suoi scritti, avrebbe potuto indurre tanti lettori, in un periodo assai turbolento, a confondere una richiesta dei PM con una pronuncia di un Giudice, con grave pregiudizio dei diritti del cittadino e del principio costituzionale della presunzione di innocenza. Un Suo collega,mio amico,Milvio Atzori,scomparso di recente, mi riferì che le considerazioni contenute in una cortese lettera da Lei ricevuta da un ex deputato,in quanto pertinenti , avrebbero avuto una risposta. Non ho avuto una risposta da ex deputato e verosimilmente non la avrò neanche oggi da deputato in carica. Ma di ciò non mi rammarico.
Mi piacerebbe solo che Lei,che ha una notevole capacità di informare il grande pubblico con diversi mezzi, rendesse, in futuro, giustizia alla figura di un pensatore che nel 900 è stato uno dei più grandi protagonisti del riformismo socialdemocratico.
Certo che pag 243 sia stato solo una spiacevole distrazione, Le invio i miei più cordiali saluti.
Con immutata stima
Giorgio Carta
Cagliari 30/12/2007
PS: l’11 gennaio nella sala di San Macuto, l’on. Umberto Ranieri ricorderà la figura di Giuseppe Saragat nell’anniversario della fondazione del PSDI, svolgendo un tema sull’evoluzione del pensiero riformista dal ’47 all’era della globalizzazione.
Inizia a dare i suoi frutti la iniziativa politica assunta in Puglia per intestare piazze e via di tutti i Comuni a Giuseppe Saragat. Dopo la interlocuzione di tanti comuni, c’è la prima formalizzazione. È il Comune di Diso (Le) che con delibera G.C. del 23/11 U.S. ha denominato una strada della frazione di Marittimo al nostro fondatore. Il Segretario Nazionale, Mimmo Magistro, ha personalmente ringraziato il Sindaco della simpatica cittadina, Fernando Minonne.
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