Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
Giovedi 13 maggio alle ore 21, si è tenuta una riunione tra la segreteria regionale del PSDI e quella del PLI (Partito Liberale Italiano). Il Segretario Regionale PSDI per il Piemonte Ezio Alessandro Susella è stato invitato dal Segretario Regionale del PLI Riccardo Dinucci ad un incontro con i vertici del Partito Liberale a Torino per confrontarsi e discutere di eventuali alleanze in occasione delle elezioni amministrative a Torino il prossimo anno. La discussione è stata profiqua, si è esaminata la possibilità di presentare liste comuni a Torino, possibilmente includendo anche i repubblicani. In una situazione politica come quella attuale ne i socialdemocratici, ne i liberali si sentono in "sintonia" con i due "blocchi", quindi stanno seriamente pensando alla possibilità di presentare una lista Laica alle prossime elezioni. I liberali sono stati invitati ad una prossima riunione questa volta in casa socialdemocratica, l'invito è stato accolto con piacere.
Il Direttivo Regionale del PSDI Pugliese, è convocato per lunedì 24 maggio p.v. – alle ore 18.00 – presso l’Ars Club – Bari – Ceglie del Campo – Via Municipio, 24/C.
Roma, lì 06.05.2010
Ai componenti la Direzione Nazionale - Ai componenti il Comitato Etico - Ai componenti il Collegio Nazionale dei Probiviri - Ai componenti il Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti
LORO SEDI
Oggetto : convocazione riunione della Direzione Nazionale PSDI.
Cari compagni,
la Direzione Nazionale è convocata per giovedì 27 maggio 2010 - alle ore 23.00 - in prima convocazione e per venerdì 28 maggio 2010 - alle ore 12.00 - in seconda convocazione – in Roma – presso la sede del Partito - sita alla Piazza del Popolo n. 18, per discutere sul seguente ordine del giorno:
1) situazione politica;
2) XXVIII Congresso Nazionale: ulteriori adempimenti ;
3) varie ed eventuali;
In attesa di incontrarVi, invio cordiali saluti.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
Mimmo Magistro
Il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro, ospite con Norina Mercuri e Paolo Del Prete, ai lavori del Congresso Nazionale della CGIL, ha cosi commentato l’intervento del Segretario Generale, Guglielmo Epifani:
“Ci sono molte novità positive nella posizione espressa da Epifani, nonché, mi pare, una reale volontà di partecipare a risolvere i problemi della grave crisi occupazionale, connessa a quella più ampia dell’economia mondiale. Ho anche condiviso il richiamo alle esigenze delle nuove generazioni, alla cultura dei doveri e della legalità e alla necessità di ridare dignità alle persone. Valuto positivamente anche la ricerca di un nuovo patto unitario con CISL e UIL, nonostante lo scarso “fair play” della base CGIL nei confronti di Angeletti e Bonanni accolti con fischi dalla platea , come Emma Marcegaglia, Gianni Letta e Maurizio Sacconi. Sono fischi e, certamente, peseranno sul successo del tentativo di Epifani di ritrovare l’unità sindacale. “
In apertura, il Presidente del Congresso, tra le altre, ha ringraziato per la presenza la delegazione del PSDI.
Il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro, sarà presente venerdì 14 maggio 2010 - alle ore 18.00 - ad Avellino - ad una riunione del gruppo dirigente campano. Sarà discussa la riorganizzazione del Partito.
di Mimmo Magistro
Nei giorni scorsi, con l’arrivo della bella stagione, sono tornati alla ribalta i temi del turismo balneare e le problematiche connesse, sui quali – per quella che è la mia vecchia esperienza di responsabile regionale del Demanio Marittimo e di dirigente internazionale di beach volley – ritengo doveroso offrire qualche riflessione. Si è parlato a lungo di Piano Regionale delle Coste che avrebbe dovuto riprogrammare le esigenze del territorio (e così non è) e della Legge Regionale n.17 del 2006, giudicata (erroneamente), un’ottima legge. Nessun accenno è stato fatto - né dal Prof. Carnimeo, professionista che stimo moltissimo, né dal neo –assessore Nicastro - allo scippo, gravissimo, nel bilancio 2010 di tutte le risorse destinate alla pulizia delle spiagge pubbliche ed alle opere per la difesa delle coste. In concreto, mi permetto eccepire sul fatto che il Piano Regionale delle Coste, così come concepito, potesse risolvere i problemi della Puglia perché, se approvato, senza norme di salvaguardia dei diritti acquisiti e senza aver prima messo in sicurezza spiagge e falesie, avrebbe significato l’esplosione di migliaia di contenziosi e la possibile chiusura di ogni attività per tanti concessionari privati. Allo stesso modo la Legge 17/2006, ha rivelato subito dopo un anno di applicazione i suoi limiti tanto che lo stesso Assessore al Ramo su impulso del Settore ed i capi gruppo consiliari del PSDI (Avv. Cioce) e dei Socialisti Autonomisti (Dott. Potì) , presentarono nella competente commissione, una proposta di ampia modifica della Legge sin dall’autunno del 2007. La predetta legge fu ritenuta dal PSDI vessatoria nei confronti dei concessionari demaniali, nonché, obsoleta ed a volte “bacchettona e khomeinista”, perché ridimensionava – ad esempio - nei villaggi turistici la figura degli animatori. In effetti, vietava tutti i giochi di spiaggia e, perfino, i castelli di sabbia dei bambini anche quando non arrecavano danni a terzi. Il nuovo Piano Regionale delle Coste che discuterà il Consiglio Regionale - a mio avviso - dovrà invece, coniugare tutela e sviluppo. Per far ciò è necessario accostarsi al problema senza ideologia ma con il rispetto per l’ambiente che va salvaguardato con le opere - a monte e in mare - non con l’abbandono. Intere spiagge negli ultimi anni – soprattutto nel Salento e sulla costa di Monopoli - sono state inghiottite dalle mareggiate senza che la Regione abbia impostato una seria politica per la loro difesa anche con strumenti innovativi e meno invadenti delle classiche barriere frangiflutto che pure esistono dal Molise al Friuli. Lo stesso ripascimento, in altre regioni affidato a nuove tecniche, è stato lasciato alle iniziative dei singoli. Il Gargano non va chiuso perché le falesie potrebbero essere pericolose. Invece, le dotte riflessioni e gli studi del Prof. Cotecchia, sulla loro messa in sicurezza, devono trovare spazio tra le opere più urgenti da finanziare. Una Puglia con le spiagge di Pugnochiuso, Baia delle Zagare o i Faraglioni chiuse, sarebbe una Puglia dimezzata. Vanno riviste, altresì, le normative sui porti turistici (Legge 11/99 art. 55) , ancorate a vecchi criteri “borbonici” sui tanti servizi minimi richiesti a terra (lavatoi, bagni, lavapiedi, vasche per bucato, ecc..) ormai superati perché tutte le imbarcazioni da diporto, anche le più piccole, ne sono già provviste. Va rivisitato, altresì, il piano dei porti turistici perché spesso gli attuali porti mercantili, per il disarmo dei pescherecci, offrono nuove opportunità di posti per barche anche di medie –grandi dimensioni e tutti i supporti logistici richiesti. La stampa dei giorni scorsi ci ha rappresentato la situazione di agonia dei porticcioli di Bari, soffocati dalla sabbia e per i quali, il governo Vendola, aveva stanziato nel 2009 un piatto di lenticchie insufficiente anche ad iniziare i lavori per Torre a Mare, ormai ridotto ad una immensa spiaggia, con le barche impossibilitate ad entrarci ed uscirci. Nella stessa situazione è la quasi totalità dei piccoli porti pugliesi. L’art. 41 della Costituzione tutela l’iniziativa privata che deve accompagnarsi , senza scontrarsi, con la tutela di altri interessi. Va , pertanto, individuato anche dalla Regione uno strumento legislativo che superi la revoca dell’art. 37 del Codice della Navigazione sul cosiddetto “diritto di insistenza”, sia attraverso un allungamento minimo del titolo concessionario a 15/20 anni, nonché, attraverso altre forme di tutela dell’impresa balneare quale l’ attribuzione di un equo indennizzo, al pari degli altri settori. Siamo consapevoli che un mancato intervento creerebbe un vero e proprio conflitto permanente tra concessionari ed aspiranti tali, Comuni e Regione. L’emendamento approvato qualche mese fa nella Legge “Milleproroghe” che sposta al 31/12/2014 tutte le concessioni in essere, consente di riflettere con i sindacati balneari , Ministero ed altre Regioni sugli strumenti più appropriati per salvaguardare e rilanciare il settore. Di qui l’esigenza di un confronto permanente, magari attraverso una consulta che veda insieme Regione, Comuni, Associazioni sindacali, imprenditoriali ed ambientaliste, tesi in un comune disegno per allungare la stagione balneare perché il lavoro stagionale dei 50.000 addetti dei 1081 concessionari demaniali, da precario, diventi stabile .A tale personale, durante i mesi invernali vanno garantite forme di sostegno anche attraverso gli strumenti della formazione professionale, una formazione finalizzata al miglioramento della professionalità, dalla conoscenza delle lingue straniere, alla nostra storia ed alle nostre tradizioni.
Anche il PSDI è stato invitato ai lavori di apertura del XVI Congresso Nazionale della CGIL, in programma a Rimini dal 5 maggio 2010. La delegazione sarà guidata dal Segretario Nazionale, Mimmo Magistro, accompagnato dai compagni, Norina Mercuri, Mario e Luciano Calì, Carmelo Bonarrigo e Paolo del Prete.
I socialisti democratici Atripaldesi , comunicano che la sezione ha eletto in modo unitario , il nuovo direttivo . Lo stesso è formato , dai compagni : Musto , Formicola e Spagnuolo . Il nostro impegno politico continuerà a fianco dei lavoratori , come da nostra tradizione ,ma anche al fianco di tutti quei cittadini che , per varie ragioni, hanno spesso “poca voce”. Ci batteremo contro il sopruso e la discriminazione sociale; saremo al fianco di chi s'impegnerà per il lavoro, la giustizia e la solidarietà.
Politicamente parlando ed a livello comunale, la nostra Sezione si riconosce nel gruppo “Al centro per Atripalda” guidato dal compagno Arturo Iaione, socialdemocratico da sempre.
Inoltre, in tempi brevi, contiamo di poter organizzare una “tavola rotonda” pubblica con i capi-gruppo consiliari onde poter dibattere dei gravi problemi che attanagliano la nostra Comunità.
Atripalda, aprile 2010
IL DIRETTIVO DI SEZIONE
Il Segretario Nazionale del PSDI, Mimmo Magistro, ha dichiarato:
“E’ una giornata funesta per la Puglia. Nasce la Giunta più comunista del mondo occidentale e nasce con scarsa democrazia, con uno schiaffo sonoro a tutti gli elettori. Vendola non chiama dall’esterno sette esperti di chiara fama ma, almeno cinque amici che non si sono sottoposti al vaglio del voto. Il diritto di scegliere gli assessori assegnatogli dalla legge doveva coniugarsi con l’obbligo morale di tener conto dei voti dei cittadini, soprattutto perché, tra l’altro, Vendola non ha superato neanche il 50% dei voti espressi. Mi sento umiliato come cittadino ed esprimo sinceri sentimenti di solidarietà nei confronti dei primi degli eletti e dei partiti di maggioranza umiliati dal diktat di Vendola. Va, comunque, respinto il tentativo – in voga nei regimi totalitari – di occuparsi di spazi che non gli appartengono come quello del Presidente del Consiglio Regionale. Introna, già Segretario Provinciale del PSDI, non può che essere un ottimo Presidente ma, non se imposto da chi non ne ha il diritto e che, pertanto, mortifica ed umilia la democrazia. Il camaleontismo di Vendola non ha uguali in Italia. E’ sulla scena politica da 36-37 anni, eppure, si presenta come il nuovo. Vive dai partiti, dalla politica, grazie alla politica, ma tenta di rappresentare l’antipolitica.”
Ci voleva un Presidente della Repubblica, dal passato comunista, per correggere una pur piccola parte della storiografia del nostro Paese. La festa della Liberazione, il 25 aprile, non è più e solo la festa dei Partigiani, ma di tutti gli italiani, anche di coloro i quali, da soldati, dopo l’8 settembre del 1943, si schierarono con americani ed inglesi per combattere il nazismo, ovunque allignasse. Petacco, Panza, Mazzucca sono studiosi e giornalisti che negli ultimi anni hanno svelato non solo le malefatte di alcuni pseudo-partigiani, che hanno usato violenza su altri partigiani rei di non essere abbastanza comunisti, ma di come, a parte la lotta partigiana, la festa di Liberazione appartenga a tutti quei soldati che, nel nome della Patria, hanno combattuto, sofferto e spesso sono morti come deportati nei lager tedeschi o in combattimento, lontano dall’Italia, come accaduto a Cefalonia. A 90 anni è tornato a sorridere mio padre il “soldato Ciccillo”, come era chiamato dai suoi commilitoni. Insignito dallo Stato con 2 Croci di Guerra, la prima per i meriti sui campi di battaglia, la seconda per l’internamento. Dopo 40 dalla fine della guerra ebbe un riconoscimento di Cavaliere dall’indimenticabile Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. In realtà lui non fu mai internato in Germania, ma nell’isoletta greca di Coo, fatto prigioniero dai tedeschi, poche ore dopo la sottoscrizione dell’armistizio ed una cruenta battaglia. Dopo cinque giorni di prigionia, stava per essere imbarcato su una nave tedesca che, attraverso Trieste, lo avrebbe condotto in Germania. Scappò con altri 5 soldati. Ad aiutarlo fu la resistenza greca che gli mise a disposizione una zattera formata da due portoni incrociati ed inchiodati. Si lasciarono andare in mare aperto portati dalla corrente. Furono salvati solo in tre da una motovedetta inglese. Il 14 settembre si ricongiunsero ad altri soldati italiani, provenienti da Albania e Grecia, che ingrossavano il nuovo esercito. Con inglesi ed americani, sempre guardinghi perché - racconta mio padre - “non si sono mai fidati di noi sino in fondo”, iniziarono a girare il Mediterraneo. Dalla Grecia in Turchia e poi il Medio Oriente, Egitto, Libia, Palestina (Israele non esisteva). Lui non ha mai festeggiato il 25 aprile perché lo Stato non aveva mai considerato quei soldati “patrioti”. Era partito in servizio di leva nel 1938 nonostante fosse figlio unico ed orfano di padre dall’età di 6 anni. Fece ritorno in Italia, tra gli ultimi, a gennaio del ’46. Una scheggia nella spalla ed un occhio compromesso sono i suoi ricordi rimasti sul corpo, insieme alle tante foto –ora sempre più sbiadite- che periodicamente mandava a mia nonna. Mi diceva emozionato l’altra sera dopo aver visto “Porta a Porta”, la trasmissione in cui Bruno Vespa ha ospitato Petacco, Mazzucca e Vacca per parlare di loro: “ho dovuto aspettare quasi 65 anni perché quegli 8 anni dedicati alla Patria fossero riabilitati.”. Sino allo scorso anno non aveva voluto mancare una sola volta alle manifestazioni del 4 novembre al Sacrario d’Oltremare, ove riposano i suoi commilitoni, compagni di tante battaglie. Tra loro anche il tenentino, cui faceva quasi da “balia”, poiché, tra quei giovani, mio padre, era il più esperto di guerra. Albania, Grecia, Libia, Eritrea, Palestina, Egitto, furono le tappe dei suoi combattimenti. Dopo ciascuno mancavano alcuni amici di branda. “Sono stato solo fortunato e restare in vita” ha sempre affermato, quando emozionato smetteva di parlare di guerra. Hanno ragione i cinesi che affermano che quando muore un anziano è come se bruciasse una enciclopedia. Prima ai figli e dopo ai nipoti, ha parlato dei disastri della guerra. Lo faceva solo per farci apprezzare ed amare il piacere ed il sapore della Pace. Ora è contento perche, ha detto ieri, “saranno felici anche il 25 aprile i miei amici che riposano al Sacrario di Bari. La loro morte non è stata vana se qualcuno finalmente si è ricordato di loro che hanno donato la vita alla Patria, come tanti partigiani, anche se lontani da casa e dai loro cari”.
Mimmo Magistro
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