Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
Lunedì abbiamo ricordato Michele Di Giesi nel 30° anniversario della sua morte. Un grande Ministro, un vero riformista che voleva bene alla città di Bari di cui era stato anche vice sindaco e che con lungimiranza aveva immaginato una città metropolitana e la soluzione del nodo ferroviario. Voglio ricordarlo anche per la sua generosità nei miei confronti, circostanza che diede vita ad una nota pubblicata da La Gazzetta del Mezzogiorno nell'aprile del 1983. Non l'avevo mai voluto pubblicare perchè poteva sembrava disdicevole e ve ne chiedo scusa...lo faccio oggi, dopo 30 anni, perchè allora come oggi penso come Di Giesi che la politica sia un servizio alla collettività. Fare il Segretario del Partito era politicamente più importante e gratificante che fare l'assessore. Valori che oggi si sono persi... Sono orgoglioso di quello che un giorno Peppino Giacovazzo, direttore del nostro quotidiano, disse pubblicamente: "Mimmo, non c'è mai stato da vivo un politico a cui l'intera redazione abbia mai voluto dedicare una nota così bella. Moro l'ha avuta da morto". Ma Di Giesi morì dopo 6 mesi e morì la sua idea di creare una forza socialista ed autenticamente democratica in Italia. E Bari perse un grande amante del suo mare e del profumo dei suoi quartieri e che sognava - in questo uguale a Pinuccio Tatarella - di chiudere la sua carriere politica facendo il Sindaco... Mimmo Magistro
Sulla vicenda Ilva-Vendola-Archinà riceviamo e pubblichiamo una nota del presidente de I socialdemocratici, Mimmo Magistro.Vedi pag.9 EPOLIS BARI del 20 novembre 2013.Le intercettazioni che vengono quotidianamente pubblicate sull’Ilva hanno diviso il mondo giornalistico e per certi versi ribaltato alcune storiche posizioni politiche ed ideologiche circa il loro uso. Sono tra quanti da qualche decennio, come pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal lontanissimo ’72 e da politico in attività permanente, ha sempre ritenuto le intercettazioni, in generale, una invasione nella vita dei cittadini quando non finalizzate e indirizzate alla delinquenza organizzata e, comunque, non come tentativo di acquisire prove ma per la loro conferma, per irrobustirne le tesi. E nei dibattiti e nei confronti pubblici e privati ho sempre trovato convinti assertori del sistema intercettazioni proprio tra esponenti della sinistra radicale, comunista e giustizialista. Diciamo pure, e lo confesso qui, che i miei tratti politici e le mie scelte nel corso degli anni sono state influenzate non poco dall’atteggiamento che talune forze politiche avevano rispetto alle politiche sulla Giustizia. I giustizialisti li ho considerati integralisti della politica che volevano introdurre, nella attività amministrativa ad ogni livello, elementi discrezionali che erano gestiti in modo militare da alcune categorie politicizzate interne al mondo dei magistrati e dei giornalisti. In questi giorni c’è un ribaltamento, sia pure strumentale, delle posizioni che non può non farmi piacere! Il caso Vendola ha fatto il miracolo. Fazio che grida” basta alle intercettazioni” che riguardano il nostro Governatore è – ai miei occhi- “un grande”, perché sposa la mia primordiale idea sull’uso delle stesse. Anche il fondo che una collega di un importante quotidiano nazionale che nella edizione barese tuona contro le intercettazioni sono un segnale nuovo. Ovviamente, senza dimenticare che il suo giornale per mesi (forse anni) ha messo l’occhio nella serratura di Berlusconi e, soprattutto, tramite la Daddario, ci ha deliziato dei suoi vizi e delle sue virtù. Ora vuole convincerci che non è giusto giocare con la vita degli altri mettendo in piazza le sue telefonate private con una vera e propria abbuffata. Bene, anche a lei dico benvenuta nel mio club! C’è poi un altro collega, questo jonico, che scrive dalla sua Taranto tentando di dare giustificazioni a chi non è giustificabile. Innanzitutto perché vorremmo attendere, prima di chiudere la pagina delle porcherie tarantine, l’elenco dei giornalisti sulla busta paga di Riva e Archinà, oltre quella di politici e prelati. Ma vorremmo anche rammentargli che sul suo quotidiano non più di 15 giorni fa sono stati pubblicati ampi stralci – su 9 colonne e per 3 giorni – su quello che Berlusconi ha dichiarato ai magistrati anche relativamente a cose private e di scarso valore giudiziario. Bene, se tutti ora conveniamo, politici e giornalisti che occorre dire basta ai “gossip” sempre, contro chiunque siano usati, facciamola questa riforma della Giustizia, senza divisioni, alla unanimità. E se la stampa che ha sempre pubblicato le intercettazioni non sempre ottenute lecitamente, perché non vara un codice di comportamenti che deve valere sempre per i propri iscritti? Ecco, la massima secondo cui “ non tutti i mali vengono per nuocere” potrebbe farci fare un salto di qualità tra i paesi occidentali e migliorare la nostra democrazia, ma verità va reclamata sempre non a giorni alterni! Mimmo Magistro
“Caro Direttore, le intercettazioni che vengono quotidianamente pubblicate sull’Ilva hanno diviso il mondo giornalistico e per certi versi ribaltato alcune storiche posizioni politiche ed ideologiche circa il loro uso. Sono tra quanti da qualche decennio, come pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal lontanissimo ’72 e da politico in attività permanente, ha sempre ritenuto le intercettazioni, in generale, una invasione nella vita dei cittadini quando non finalizzate e indirizzate alla delinquenza organizzata e, comunque, non come tentativo di acquisire prove ma per la loro conferma, per irrobustirne le tesi. E nei dibattiti e nei confronti pubblici e privati ho sempre trovato convinti assertori del sistema intercettazioni proprio tra esponenti della sinistra radicale, comunista e giustizialista. Diciamo pure, e lo confesso qui, che i miei tratti politici e le mie scelte nel corso degli anni sono state influenzate non poco dall’atteggiamento che talune forze politiche avevano rispetto alle politiche sulla Giustizia. I giustizialisti li ho considerati integralisti della politica che volevano introdurre, nella attività amministrativa ad ogni livello, elementi discrezionali che erano gestiti in modo militare da alcune categorie politicizzate interne al mondo dei magistrati e dei giornalisti. In questi giorni c’è un ribaltamento, sia pure strumentale, delle posizioni che non può non farmi piacere!
Il caso Vendola ha fatto il miracolo. Fazio che grida” basta alle intercettazioni” che riguardano il nostro Governatore è – ai miei occhi- “un grande”, perché sposa la mia primordiale idea sull’uso delle stesse. Anche il fondo che una collega di un importante quotidiano nazionale che nella edizione barese tuona contro le intercettazioni sono un segnale nuovo. Ovviamente, senza dimenticare che il suo giornale per mesi(forse anni) ha messo l’occhio nella serratura di Berlusconi e, soprattutto, tramite la Daddario, ci ha deliziato dei suoi vizi e delle sue virtù. Ora vuole convincerci che non è giusto giocare con la vita degli altri mettendo in piazza le sue telefonate private con una vera e propria abbuffata. Bene, anche a lei dico benvenuta nel mio club! C’è poi un altro collega, questo jonico, che scrive dalla sua Taranto tentando di dare giustificazioni a chi non è giustificabile. Innanzitutto perché vorremmo attendere, prima di chiudere la pagina delle porcherie tarantine, l’elenco dei giornalisti sulla busta paga di Riva e Archinà, oltre quella di politici e prelati. Ma vorremmo anche rammentargli che sul suo quotidiano non più di 15 giorni fa sono stati pubblicati ampi stralci – su 9 colonne e per 3 giorni – su quello che Berlusconi ha dichiarato ai magistrati anche relativamente a cose private e di scarso valore giudiziario.
Bene, se tutti ora conveniamo, politici e giornalisti che occorre dire basta ai “gossip” sempre, contro chiunque siano usati, facciamola questa riforma della Giustizia, senza divisioni, alla unanimità. E se la stampa che ha sempre pubblicato le intercettazioni non sempre ottenute lecitamente, perché non vara un codice di comportamenti che deve valere sempre per i propri iscritti?
Ecco, la massima secondo cui “ non tutti i mali vengono per nuocere” potrebbe farci fare un salto di qualità tra i paesi occidentali e migliorare la nostra democrazia, ma verità va reclamata sempre non a giorni alterni!
Mimmo Magistro
Mercoledì 20 novembre, alle ore 9.30, presso la Chiesa di San Carlo Borromeo di Bari, i socialdemocratici italiani, unitamente alla famiglia, ricorderanno Michele Di Giesi nel trentennale della sua morte. Di Giesi nel 1983 moriva a Roma, a soli 56 anni, alla vigilia di un congresso nazionale del PSDI che forse lo avrebbe”incoronato” segretario nazionale. Dopo aver percorso tutta la trafila all’interno del PSDI ed aver fatto a Bari a lungo anche il vice Sindaco, nel 1970 fu il primo vice presidente della Regione Puglia. Nel ’72 approdava al Parlamento dove ricopriva più volte l’incarico di Ministro. Prima al Mezzogiorno, poi alla Poste e Telecomunicazioni, poi al Lavoro ed , infine, alla Marina Mercantile. Da Ministro per il Mezzogiorno propose la sperimentazione per le Citta di Napoli e Bari dell’area Metropolitana e la soluzione del nodo ferroviario di Bari. Al lavoro fu determinante nella definizione d’intesa con i sindacati del nuovo modello di cassa integrazione.
Il Presidente Nazionale de "i Socialdemocratici, Mimmo Magistro, ha dichiarato":
"Michele Emiliano non finirà mai di stupire! Vi preannuncio che nei prossimi giorni sarà su tutte le TV italiane a raccontare a modo suo la bontà dell'Ordinanza di ieri su "Ordine Pubblico e degrado urbano! Ancora una volta tira fuori dal cilindro il suo populismo e consegna alla città (forse uno degli ultimi suoi atti) un provvedimento che è miele alle orecchie dei cittadini ormai in balia del malcostume e del malaffare che impera in città di cui sono chiaramente responsabili capi e capetti, di varie etnie, italiani compresi, che sovrintendono a piccoli e grandi affari, dalle elemosine pretese più che richieste da falsi invalidi, ai parcheggiatori abusivi che circondano anche sedi istituzionali, ospedali pubblici, Tribunale e la stessa piazza Moro sede di Comune e Prefettura. Orbene, Emiliano, quasi allo scadere del suo mandato, dopo dieci anni di paralisi, apre gli occhi e lo fa per accontentare - diciamo così- un gruppo di comitati di quartiere che giustamente e da anni lamenta l'assenza dello Stato e del Comune. Lo fa, chissà perchè, per 5 piazze del murattiano e non per tutta la città. Ma ci aggiunge anche un qualcosa di reazionario quale il divieto di sostare in più di 5 con atteggiamento di sfida, presidio o vedetta! E' un avviso ai suoi avversari politici? Beh, per stare tranquilli, da oggi sorridetegli sempre perchè potreste finire in gattabuia. In realtà, anche a sentire qualche ufficiale di P.G. è una ordinanza inutile e superflua perchè quanto contenuto è tranquillamente prevista nella normativa vigente. Aver voluto sottolineare e ripetere alcune norme lapalissiane hanno solo il sapore della demagogia e, probabilmente, il divieto di sosta, potrebbe configurare un eccesso di potere. Emiliano ed il suo comandante toscano dei Vigili, da 10 anni fa poteva benissimo tenere ripulite le piazze cittadine da malviventi e da deiezioni canine se, anzichè utilizzare i vigili per succhiare soldi dalle tasche dei cittadini con il 95% di multe per divieto di sosta (e simili) avessero dislocati questi ultimi nelle piazze e nelle vie principali di tutti i quartieri a far rispettare leggi e norme che esistono dall'unità d'Italia. Tirare fuori oggi una ordinanza roboante non lo assolve di 10 anni di silenzio responsabile."
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