Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
“Se Bersani aveva fatto una lenzuolata sulle liberalizzazioni, quella di Monti mi pare - ad una prima valutazione - poco più di una spazzolata.
Stamani ho letto e riletto, anche al rovescio, i quotidiani economici per rendermi conto se avessi letto e capito bene. Di tutto quello che era stato prospettato non c’era traccia. Tutto annacquato da un Governo che pure si era presentato come quello del cambiamento, talchè le affermazioni di Monti in conferenza stampa – e le stesse valutazioni quasi entusiastiche di Napolitano - appaiono oggettivamente esagerate rispetto a quanto realmente deliberato. Di certo c’è solo che dopo aver aumentato un mese fa le tasse alla totalità dei cittadini, in maniera diretta ed indiretta, le vere lobby continuano a navigare in acque tranquille.
Chi si aspettava una completa liberalizzazione, è rimasto deluso, ma soprattutto delusi sono quanti avevano sperato che Monti e Passera passassero ad azioni incisive per debellare il debito pubblico, entrando anche con coraggio nei santuari della finanza. Mi chiedo perché le risorse pubbliche e di tutti i cittadini gestiti spesso in modo clientelare da Fondazioni bancarie (nella quasi totalità in modo “opaco”) non siano incamerate dallo Stato per ridurre il debito pubblico. C’è il capitolo dell’utilizzo almeno di una parte delle riserve auree- il cui valore si è triplicato negli ultimi anni- di cui non c’è alcun accenno negli interventi del Governo. Ci aspettavamo le dismissioni dei beni ed una gestione diversa di quelli confiscati alla mafia che devono essere utilizzati per combatterla meglio non per creare nuovi potentati, qualche volta camuffati da Onlus. Non si può pensare che i lavoratori (tutti quelli che lavorano, quindi operai, professionisti, artigiani e commercianti che producono reddito) devono contemporaneamente pagare i costi ordinari per il funzionamento dello Stato, pagare i debiti pregressi e contemporaneamente accollarsi anche i debiti sui mutui.
Sia chiaro questo Governo, non ce ne voglia il Presidente della Repubblica, è costituzionalmente anomalo. I cittadini lo hanno accettato come necessario ed indispensabile per salvare l’Italia. Monti si sta limitando ad abbellire quanto previsto già nei programmi fallimentari di Tremonti. Per uscire dal tunnel non possono essere i poveri cristi a portare la croce. Se Monti non ha il coraggio di intaccare i santuari dei suoi vecchi amici di merenda, la parola vada subito agli elettori. Prima però, in pochi mesi si cancelli lo sconcio di deputati eletti dalle segreterie nazionali, dopo averne dimezzato i costi ed aver eliminato la norma feudale dei senatori a vita che non ha uguali in alcuna parte del mondo civile.”
Mimmo Magistro
PALAZZO BARBERINI, NON UNA SCISSIONE MA PIETRA MILIARE PER COSTRUIRE L’ITALIA DEMOCRATICA.
SARAGAT PREDISSE LA CRISI DEI PARTITI E I DANNI DELLA CASTA.
I socialdemocratici ricorderanno mercoledì 11 gennaio alle ore 12.00 presso Palazzo Barberini il 65° Anniversario della scissione e Giuseppe Saragat, padre fondatore della Socialdemocrazia Italiana.
di Mimmo Magistro
Di solito quando si parla di scissioni si pensa a lacerazioni e divisioni. Al contrario, la scissione socialista dell’11/1/1947 di Palazzo Barberini, rappresenta un momento fondamentale per il nostro Paese, all’indomani della seconda guerra mondiale e dopo i disastri del fascismo. Lo stesso Nenni, che in quella fase, insieme a Togliatti, si contrappose a Saragat con il Fronte Popolare, a distanza di tempo (e con lui, negli anni, Berlinguer, D’Alema, Fassino, ecc..), riconobbe che l’alleanza di Saragat con De Gasperi, evitò all’Italia di finire sotto l’influenza sovietica al pari di Jugoslavia, Albania, Romania e Bulgaria.
Ma, uguale lungimiranza Saragat la ebbe su alcune parti della Costituzione, sulle quali è aperto da mesi un grande dibattito, soprattutto sulla revisione dell’art.49 (“tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”), articolo che Saragat – tentò di modificare con Calamandrei, immaginando, con un intuito incredibile, quello che dopo oltre sessant’anni sarebbe accaduto.
Illuminante il suo intervento nella seduta pomeridiana del 6 marzo 1947 nell’Assemblea Costituente” in cui tra l’altro affermò:
“Ora può questa Costituzione studiare qualche cosa che dia al popolo la garanzia di essere tutelato da questi inganni? I partiti politici sono lo strumento più efficace della volontà popolare se essi sono democratici. Questo è il punto fondamentale della realtà politica moderna. Se cioè la democrazia è al riparo di ogni pericolo. Se i partiti sono tendenzialmente antidemocratici, allora tutto il problema della democrazia è posto in discussione, ed è difficile determinare un criterio di discriminazione fra partiti democratici e partiti che non lo sono, perché tutti i partiti, tutti indistintamente, tendono a trasformare lo Stato e la società…La garanzia contro questo pericolo è rappresentata oggi, nella democrazia moderna, della pluralità dei partiti”.
Ma ancora più illuminante è un articolo intitolato “Economia e dittatura”, sul giornale “La Libertà” del 19 giugno 1927, in cui Giuseppe Saragat parla della “casta” irregimentata dal fascismo. I passi qui di seguito citati manifestano analogie impressionanti con l'attualità dei nostri giorni.
“La pletorica oligarchia dominante è estranea alla esigenze economiche delle classi produttrici, siano esse borghesi o proletarie. I suoi interessi, le sue ideologie, le sue aspirazioni, alimentate da un substrato economico di natura esclusivamente parassitaria, divergono in modo stridente dagli interessi e dagli ideali di quella parte della nazione che produce e lavora.
La mentalità di casta, prova di esclusivismi teocratici e di invadenze caporalesche, alimenta uno spirito di avventura, di dilettantismo, di demagogia e di retorica nazionalisteggiante in contrasto colle necessità politiche della nazione produttrice. Ideali e interessi cesarei e pretoriani si abbarbicano quindi attorno alla grande struttura economica del Paese, inceppandone il naturale movimento.
...Alle esigenze dei ceti produttori bisognosi di una politica adeguata alle difficoltà del dopoguerra, e mirante quindi alla diminuzione delle pubbliche spese... si oppongono invece le esigenze tiranniche del ceto parassitario dominato dal bisogno di una mostruosa burocrazia, che gli assicuri il controllo di tutta la nazione...”
La straordinaria ed intensa attualità del pensiero di Saragat, costituiscono oggi una grande opportunità, per il pragmatismo dei contenuti e perché esso fornisce risposte, vere, alle richieste della politica.
C’è chi sostiene che guardando indietro solo al passato si rischia di non vedere il futuro. Per Saragat il passato è il futuro, perché solo oggi gli storici iniziano a comprendere la lungimiranza delle sue scelte. I politici hanno sempre temuto la doverosa autocritica perché “socialdemocrazia” significa anticipare i tempi e guardare alle esigenze della collettività, del nuovo che avanza e che non deve spaventare.
Ancora oggi, noi sentiamo l’esigenza, richiamando l’insegnamento di Saragat, di sostenere le proposte e gli spunti di un dibattito parlamentare, che auspichiamo sia capace di varare leggi e regolamenti, ad esempio, che garantiscano che i consiglieri eletti restino con i partiti ( o coalizioni per i quali hanno ottenuto il consenso popolare), mantengano gli impegni assunti nelle campagne elettorali, si adoperino per il contenimento della spesa pubblica, per la trasparenza nel rispetto degli articoli 51 e 69 della Costituzione.
La vicenda delle elezioni politiche che hanno consentito l’accesso al Parlamento di personaggi indicati dalle segreterie e non eletti dal popolo, la contrazione delle diversità e delle sensibilità con la cancellazione di alcuni partiti, che hanno inevitabilmente inaridito il Parlamento, contribuiscono a rendere attuali le parole di Saragat.
Perché una politica senza moralità è una politica senz’anima, cinica, falsa, opportunista e lontana dalla vita della gente, soprattutto quando alle parole non seguono i fatti, come in un set cinematografico dove è visibile solo ciò che piace al regista.
Lo scorso anno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricordando l’avvenimento scrisse ai socialdemocratici che ”la scelta politica di Palazzo Barberini, voluta da Saragat nella convinzione che avrebbe concorso alla migliore tutela degli interessi del mondo del lavoro ed allo sviluppo della democrazia e della pace, non fece mai venir meno in lui il fondamentale riferimento al movimento dei lavoratori, nel quadro di un più ampio impegno per l’affermazione del valore della solidarietà ed il pieno godimento da parte di tutti i cittadini delle libertà civili e politiche.”
Detto, sono certo in piena consapevolezza, da un ex Comunista, credo sia la certificazione più genuina dell’etica e della morale di Giuseppe Saragat.
Mimmo Magistro
Presidente Nazionale iSD
E' aperto il tesseramento all'iSD per il 2012.
Il costo della tessera è stata definita in € 500,00 per il Presidente, € 200,00 per il vice e € 100.00 per tutti gli altri dirigenti nazionali regionali e provinciali oltre che per i consiglieri comunali(ex membri Direzione, Consiglio Nazionale e Ufficio di Presidente del C.N.).
Sarà di € 10,00 per tutti gli altri iscritti mentre di € 1,00 euro per giovani sino a 25 anni ove studenti.
I versamenti dovranno essere effettuati sul C/C n.1000/2054 del Banco di Napoli - ag.9 di Bari - codice IBAN IT22 X010 1004 0091 0000 0002 054.
Ovviamente, le quote sono quelle minime ed è lasciata alla vostra sensibilità anche la valutazione di un contributo volontario straordinario che potrà anche essere portato in detrazione fiscale.