Di seguito tutti gli interventi pubblicati all'interno del sito, disposti in ordine cronologico.
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Ritenendo di fare cosa utile, pubblichiamo una lettera aperta del Dott. Cisnetto sull'attuale situazione politica.
Caro Adornato, il concomitante inizio di “Cortina InConTra”, la kermesse politico-culturale che da sei anni organizzo in luglio e agosto al fresco ampezzano, purtroppo mi impedisce di essere al convegno dei Circoli Liberal di Todi.
Ma non volendo mancare di dire la mia ad un appuntamento così importante – direi cruciale per chi immagina e intende concorrere alla salvezza del Paese attraverso la rifondazione (non esito a usare questo termine) del suo sistema politico e dei suoi assetti istituzionali – approfitto della disponibilità di Liberal per fare qualche ragionamento ma soprattutto per lanciare una proposta, intorno alla quale spero che a Todi si apra una discussione.
Parto dalla tua relazione, caro Ferdinando, per dire che la condivido pienamente e che, in termini di analisi, c’è poco o nulla da aggiungere.
C’è il declino, che definirei drammatico per i caratteri strutturali e permanenti della “crisi italiana”, del tutto estranea ai problemi mondiali – che comunque io considero “di crescita” – checché se ne voglia dire evocando il 1929 per far passare l’idea (alibi) che “è tutta colpa della globalizzazione se abbiamo la crescita zero, e noi non ci possiamo fare niente”.
Ci sono i “quattro nodi irrisolti” – la questione istituzionale, quella giudiziaria, quella dell’unità nazionale e quella della modernizzazione – che giustamente denunci essere aperti fin dalla caduta della Prima Repubblica (e in certa misura anche prima).
Nodi che oggi possono essere riassunti in quella che è giusto chiamare la “questione democratica”, di cui il leaderismo senza partiti e il giustizialismo sono gli aspetti più gravi di un sistema-paese che è ormai scivolato in quella che io definisco la “deriva putiniana”, cioè una democrazia che conserva i suoi tratti formali ma perde quelli sostanziali.
Non si tratta, si badi bene, del “regime berlusconiano” di cui l’intellighenzia di sinistra straparla da anni, regalando al Cavaliere il lucroso ruolo di vittima. No, si tratta di una malattia grave e progressiva della democrazia, che investe l’intera classe dirigente e la mentalità collettiva del Paese, i cui sintomi più evidenti sono il superamento di fatto dei dettami costituzionali – la Costituzione, si badi bene, si può e si deve cambiare, ma occorre farlo nei luoghi deputati e con le procedure previste, non a strappi “di fatto” – e la creazione di una sorta di “decisionismo senza decisioni”, tutto di natura mediatica.
Malattia che è il tratto distintivo della Seconda Repubblica nell’intero arco della sua (troppo lunga) durata.
Ma questa diagnosi è ormai acquisita.
Fateci caso: siccome con la “alternanza obbligatoria” che abbiamo inventato – dal 1994 in poi ha sempre perso le elezioni chi stava al governo – tutti sono stati a turno sia maggioranza che opposizione, in questa seconda veste tutti hanno finito col far propria questa valutazione “radicale”. Salvo dimenticarsene quando sono stati al governo.
In tutti i casi, il problema oggi non è la diagnosi, ma la condivisione della terapia. E qui sta l’importanza dell’appuntamento di Todi: bisogna che dalla due giorni di lavori esca una proposta forte, intorno alla quale costruire il lavoro politico dei prossimi mesi e anni di tutti coloro che si sentono impegnati alla “rifondazione” della politica italiana.
Prima di fare la mia, di proposta, voglio però esporre una premessa che ritengo fondamentale: la “rifondazione” non è tema di questa legislatura.
Prima di fare la mia, di proposta, voglio però esporre una premessa che ritengo fondamentale:
Lo so che è già passato fin troppo tempo, che la “transizione” è ormai diventata infinita e soprattutto che il Paese non può aspettare a mettere mano al proprio declino. Lo so. Purtroppo, però, la ruota della Seconda Repubblica deve compiere ancora questo ennesimo giro.
Non è detto che duri cinque anni, anzi, ma soltanto quando Berlusconi sarà uscito di scena – perché asceso al Quirinale o perché si torna a votare e lui passa la mano (cosa ovvia e certa, questa volta) – quando sarà uscito da quel “mercato del consenso” di cui in questi anni è stato insuperato (e purtroppo inutilmente imitato) protagonista, allora ci saranno le condizioni per passare alla Terza Repubblica.
E qui viene la proposta, che avanzo a nome di Società Aperta, il movimento che ho fondato e presiedo, e che danni si batte per una Terza Repubblica che nasca da un’Assemblea Costituente e che per sconfiggere il declino dia vita ad una stagione politica di “grande coalizione”.
L’idea è: costruiamo un “partito holding”.
Mi spiego. Con la fine dell’era berlusconiana – e considerando non trasmettibile per via ereditaria il Pdl, o quantomeno la grande maggioranza dei voti di cui dispone – l’orologio della politica tornerà al 1993, prima della “discesa in campo” del Cavaliere, riaprendo quella voragine di rappresentanza dei ceti medi e della borghesia, insomma della maggioranza moderata degli italiani, che allora rimasero orfani della Dc e dei partiti laici del centro-sinistra (quello vero). In più, ci sarà – anzi, già c’è ora – una voragine altrettanto grande a sinistra, visto che la pur allora perdente “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto valeva mille volte di più della “sgangherata armata della pace”della sinistra oggi.
Dunque due grandi serbatoi di voti, due mondi – peraltro in rapida evoluzione e in via di mescolamento – che dovranno trovare un’offerta politica adeguata a rappresentarli, anche contemporaneamente in una certa misura. La risposta non può che essere un “nuovo partito nuovo”.
Alla sua costruzione ho personalmente lavorato in questi anni, a più riprese e con diversi interlocutori, ma senza esito. Naturalmente non mi consola il fatto che laddove ho fallito io altri non abbiamo avuto migliore fortuna. Ma la “verginità” del tentativo gioca comunque a favore, induce a riprovarci.
Un vantaggio questa volta c’è, ed è rappresentato dall’Udc. L’aver superato lo tsunami delle “elezioni della semplificazione”, e la sua attuale collocazione al centro del sistema politico, consente a Casini di mettersi a buon titolo alla testa di un complesso disegno di ristrutturazione dell’intera geografia politica italiana. Per far questo, l’Udc non basta.
Né è pensabile che esso possa proporsi come sole intorno a cui far ruotare altri pianeti. Ma, nello stesso tempo, non è utile neppure il suo scioglimento a favore di qualcosa d’altro. No, in questa fase non c’è il tempo e non ci sono le condizioni per una “grande fusione” di forze diverse, né dentro l’Udc né in una nuova forza politica.
Ecco, allora, l’idea del “partito holding”, cioè di una nuova formazione in cui tutte le forze esistenti – partiti, associazioni, fondazioni, movimenti – possano federarsi senza per questo perdere la loro identità e rinunciare alla loro autonomia.
Questo consentirebbe a laici e cattolici, e alle loro diverse anime, di incontrarsi intorno ad un progetto rifondativo del Paese, della sua democrazia, delle sue regole basilari – insomma, un grande progetto Italia che rappresenti il punto d’intesa su un programma di governo – ma nello stesso di mantenere intatta la loro capacità di iniziativa e battaglia politica sui temi più propri alle rispettive radici politico-culturali.
Per capirci, sulle tematiche etiche liberi tutti, mentre sul programma di governo – che oserei definire con tre nomi: De Gasperi, La Malfa, Craxi – piena convergenza. Al primo lavoro ci penseranno i soggetti esistenti (o quelli che vorranno costituirsi intorno a delle specificità), al secondo dovrà badare la nuova forza, che poi sarà quella che dovrà presentarsi alle elezioni e riscuotere il consenso di quei tanti, la maggioranza degli italiani, che saranno politicamente orfani. A chi penso? All’Udc, ovviamente, e alle diverse realtà del cattolicesimo liberale. E poi ai socialisti, ai repubblicani e ai liberali di tutte le diaspore.
Ma anche alle forze laiche e cattoliche dell’ex (?) Margherita, alle componenti maggiormente riformiste degli ex (?) Ds. Così come i settori non di matrice aziendalista di Forza Italia.
Difficile, complicato? Sicuramente. Ma ci sono alternative?
Un caro saluto di buon lavoro a Todi
Enrico Cisnetto, Presidente Società Aperta
RISCOPRIRE L'ETICA
Non è una esortazione! E' il grido di dolore di chi per decenni ha cercato il dialogo e il confronto delle proprie con le idee degli altri,consapevole che le proprie contenessero problematiche difficilmente digeribili. Sono perfettamente d'accordo con le riflessioni del compagno cifarielli sul mondo dei giovani,troppo spesso laconico e superficiale. Chi vuole fare politica vera, in questo frangente molto difficile, deve farlo con spirito di servizio, come l' hanno interpretata moltissimi compagni con immane difficoltà perchè osteggiati dai politicanti arrivisti ed in vendita continuata con sconti e saldi. Essere vivi ed apprezzati significa vivere stabilmente in mezzo alla gente, apprezzare i suoi suggerimenti e proporli anche a costo dell'impopolarità. Questa è la vera politica! La vita del partito è regolata dalle commissioni che devono elaborare proposte utili,fattibili e condivisibili. Questo è il mezzo per potere risvegliare trasparenza e credibilità nei cittadini. Il partito deve possedere una linea politica ben riconoscibile e non può ondivagare ad ogni fruscio del vento. E' necessario che i giovani imparino ad ascoltare e riflettere prima di essere destinati a rappresentare il partito responsabilmente. Io sono vecchio,con il bene dell'intelletto, non sono mai andato alla ricerca di posti al sole, ho rappresentato onorevolmente il partito dovunque e comunque, sono tuttora rispettato per la coerenza delle mie idee, patrimonio accumulato dalle esperienze di compagni degni di chiamarsi onorevoli e non deputati! Non sono un nostalgico degli anni passati, sono un passionale che vorrebbe che il partito riprendesse la sua collocazione, come diritto nell'agone politico e i compagni d' eta' non devono rincorrere i giovani con promesse, impossibili da mantenere, ma con un'apertura d'orizzonte di impegno politico al servizio della gente, ci sono e sono tanti che oggi militano nel volontariato o movimenti no profit, non come il camaleonte capezzone, esempio del + becero degrado dell'etica e della coscienza. Conosco le difficoltà che incontreremo, ma lo scoraggiamento o il melanconico abbandono rappresentano un insulto a chi in passato ha difeso strenuamente liberta' e democrazia.
Al compagno Cifarelli un affettuoso ringraziamento per il suo incitamento per un sollecito ritorno ai valori dell'onestà intellettuale e dell'etica.
Ciro tinè 30.07.08
di paolo (del 30/07/2008 alle 12:16:35, in politica, linkato 989 volte)
L'idea perversa e tarsversale di abolire le preferenze alle prossime elezioni europee deve vedere una ferma presa di posizione del nostro Partito.
L'ennesimo tentativo delle segreterie di espropriare i cittadini del loro diritto di scelta non può passare inosservato in un sistema in cui sembra che la "normalizzazione" sia divenuto un metodo imperante.
I Partiti ancora una volta sembrano ignorare il comune sentire popolare e prepararsi ad un ennesimo colpo di mano.
In questa ottica la Segreteria Nazionale deve dare indicazione ad iscritti e simpatizzanti di impegnarsi sul territorio per la raccolta di firme contro questa ennesima sciagurata ipotesi
Paolo Bigliocchi
Carissimi,
mi rendo conto che ormai e' difficile stupirsi ancora di quanto avviene nella vita pubblica, ma mi chiedo cosa sarebbe successo se, poniamo 20 anni fa, nelle vituperata Prima Repubblica
-uno come Daniele Capezzone, segretario dei Radicali, carica avuta in dono come gentile omaggio di Panella, deputato radicale, carica avuta in dono come gentile omaggio di Panella, presidente della Commissione Attivita Produttive (senza aver mai lavorato), carica avuta in dono come gentile omaggio di Panella, fosse diventato portavoce del PDL?
Ve lo immaginate La Malfa che diventa improvvisamente portavoce del PCI o Altissimo della DC?
-Luxuria, preferito inspiegabilmente da Bertinotti a tanti compagni e militanti della Fiom, ad esempio il mitico Giorgio Cremaschi, nominato ed eletto deputato grazie al sistema delle liste bloccate, dopo un' anonimo biennio in Parlamento, visto la disfatta del PRC, non torna di certo ad occuparsi di politica sul territorio, , ma udite udite.... partecipa all' Isola dei famosi!
Ve lo immaginate Pajetta ad un varieta' di quart' ordine?
Come si e' ridotta la politica e soprattutto.... TUTTI QUELLI CHE PENSANO SI DEBBA PUNTARE SUI GIOVANI, HANNO QUOTIDIANI ESEMPI PER RICREDERSI La generazione dei 40-50 eni ha distrutto questo Paese, e i giovani non sono certo la risposta, perche' si fanno comprare per 4 soldi, anzi mi viene in mente una vecchia battuta che diceva C'E' GENTE CHE PAGHEREBBE PER VENDERSI!
Credo che la soluzione sarebbe imporre per legge, per almeno 5 anni, come requisito minimo per far parte dell' elettorato attivo e passivo sia aver compiuto almeno 80 anni.
28.07.08 Marco Cifarelli
Al Sig. SINDACO Comune di Trani
Per il tramite del Presidente del C.C.
Al Dirigente IV^ Ripartizione
E p.c. Ai Consiglieri Comunali
Oggetto: Interrogazione, ai sensi dell’art.29 del Regolamento del C. C., su piano sosta e T.P.L. Egregio sig. Sindaco, premesso: - Che le vie di Trani sono afflitte dal traffico automobilistico e dalla notevole carenza di aree di sosta; - Che l’apertura dei sottovia ferroviari, realizzati dalla Ferrovie Italiane, hanno certamente attenuato il traffico in ingresso ed uscita dalla città; - Che, invece, la scelta di istituire il senso unico sul lungomare C. Colombo, con una pista ciclabile che impegna molta parte della carreggiata, ha da una parte incrementato notevolmente il traffico su Via Malcangi e, dall’altra, ridotto le aree di sosta del lungomare producendo, di fatto, ulteriore traffico per la ricerca del parcheggio; - Che la possibilità di andare al mare con la bicicletta è poco praticabile, vista l’assenza totale di aree attrezzate per la loro sosta in sicurezza ed, a causa del dislivello, l’impossibilità di portarsele sulla costa. Inoltre, il nuovo lido Marechiaro, pur disponendo di una comoda discesa, non prevede e concede la possibilità di parcheggiare in sicurezza la bicicletta. Rammento che, anche grazie al contributo concesso nell’ambito del piano di attuazione della Provincia di Bari tra le iniziative del Piano Regionale per la Tutela dell’Ambiente, si spera che a breve circoleranno altre mille biciclette; - Che non sono, altresì, previste aree di sosta riservate a ciclomotori. Questi, insieme alle biciclette, contribuiscono tanto ad allentare la morsa del traffico; - Che un’altra conseguenza del senso unico è stata la soppressione del percorso sul lungomare del trasporto pubblico locale (la nostra affettuosa circolare). Anche questa circostanza contribuisce all’aumento del traffico, perché costretti ad utilizzare mezzi privati;
Atteso che anche quest’anno, seppur in ritardo, si sta provvedendo ad attrezzare delle aree di sosta a nord ed a sud della città, istituendo un servizio navetta da e per il centro a servizio di coloro che usufruiscono dei parcheggi, ed anche a seguito delle rassicurazioni fatte dal Presidente dell’Amet,
si interroga codesta amministrazione,
per chiedere se non ritenga di dover prevedere che le navette, raggiungendo il lido Matinelle e transitando finalmente per tutto il lungomare, possano essere a disposizione di tutti gli utenti che vogliano usufruirne, inclusi i residenti; se non ritenga di: dover ripristinare, in ogni caso, il percorso sul lungomare anche per le altre linee della “circolare”, consentendo a tutti i cittadini tranesi, compresi i residenti della zona Nord, Sant’Angelo e quartiere Stadio, di potersi recare al mare, ed anche al nuovo lido, senza utilizzare mezzi privati; consentire la discesa delle biciclette nel lido pubblico Marechiaro. prevedere apposite aree attrezzate per la sosta delle biciclette.
Trani, 25 luglio 2008. Domenico De Laurentis - Consigliere Comunale
Lo dichiara Mimmo Magistro, Segretario Nazionale del Psdi, dopo l'incontro tenutosi a Roma con il Segretario Nazionale dell' Udc, Cesa, alla presenza del Presidente del Psdi, Tomassini.
Nei prossimi giorni - prosegue Magistro - i colloqui si intensificheranno sia a livello nazionale, con il Presidente della Costituente, On. Pezzotta, che periferico per meglio consolidare il rapporto politico.
Il Psdi ratificherà l'adesione alla Costituente di Centro durante il proprio consiglio nazionale che si terrà a settembre.
Per Magistro il nuovo soggetto politico dovrà riunire le forze moderate cattoliche, laiche e riformiste ed avere forti connotati di modernità, un vero legame col territorio per comprenderne i fermenti, soprattutto dei giovani.
Per il Segretario Nazionale del Psdi i programmi, prima ancora delle persone, dovranno essere la discriminante delle scelte, delle alleanze e delle candidature.
In mattinata Magistro e Tomassini hanno incontrato, in visita di cortesia, il nuovo Segretario Nazionale del Partito Socialista, Nencini.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà al Segretario per le sue puntuali rimostranze agli articoli di Panorama, che come altri persevera la propria opera denigratoria nei riguardi del nostro PSDI. Il livore e il sottile tentativo di demolizione sono certamente supportati da individui che hanno contribuito all'opera denigratrice di tutti coloro che, con spirito di servizio, si sono dedicati alla tetragona conservazione dell'onorabilità del partito. Sicuramente la pulce continua a disturbare i mastodonti (dai piedi d'argilla!) senza potere essere schiacciata! sono i grandi sentimenti di cui siamo depositari ad innervosire chi, possessore di ingenti capitali, vorrebbe poterci assoggettare e gestirli senza scrupoli! siamo nati, siamo cresciuti, ci siamo ammalati, ma oggi siamo vegeti più che mai ed il nostro impegno sarà sempre al servizio dei più deboli e contro le ingiustizie! oggi pochi e tosti, domani.............. ci stiamo attrezzando!
Ciro Tinè 14.07.08
Dopo lunga malattia, è scomparso Gianni Santacatterina. Proveniente da una famiglia di professionisti abruzzesi istallatisi a Roma , aveva sposato 49 anni fa Tina Saragat, figlia del leader socialdemocratico, da cui aveva avuto tre figli. Medico odontoiatra, anche durante gli anni del Quirinale, aveva preferito rimanere nell''ombra e continuare in tutta umiltà la sua professione senza mai approfittare di così illustre parentela. Allo stesso modo,la moglie,Tina Saragat , aveva continuato, durante il settennato trascorso insieme con il padre, a fare a spesa a via del Lavatore, come aveva sempre fatto al quartiere Flaminio dove,prima della Presidenza, abitava la famiglia Saragat. Belluscio, che è stato segretario particolare del Presidente Saragat durante gli anni del Quirinale, ricorda che mai , pur avendone le possibilità, il dott. Santacatterina ha voluto approfittare del suo stato. A chi, durante gli anni del terrorismo, gli consigliava di usare l'auto di servizio con la scorta, egli rispondeva di considerarsi un comune cittadino che non aveva niente a che fare con la Presidenza della Repubblica. E ogni mattina, usciva dal Quirinale con la propria auto , per alimentare la quale ha sempre usato carburante pagato con i propri soldi,anziché, come sarebbe stato possibile, rifornirsi alla pompa del Quirinale. A questa scuola sono cresciuti i 3 figli. Quella della famiglia di Gianni Santacatterina rimane l'esempio di una sana famiglia italiana passata indenne dalla lusinghe del potere.
Per motivi logistici, la riunione del Consiglio Nazionale già programmata per sabato 12 e domenica 13 luglio è rinviata a data da destinarsi.
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